Home Cronaca La rivolta al carcere di Trapani, il Sappe: «Basta servono interventi urgenti»

La rivolta al carcere di Trapani, il Sappe: «Basta servono interventi urgenti»

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È sulla rivolta dei giorni scorsi al carcere di Trapani che i sindacati sono scesi in campo. Dopo la  devastazione di un’intera sezione detentiva. Folle e violenta protesta esplosa l’altra sera nel carcere trapanese. Protagonisti detenuti prevalentemente catanesi.  E torna a protestare con forza il personale di polizia penitenziaria per una situazione esplosiva. «Si è vissuta una situazione di estrema tensione e pericolo – è la ricostruzione dell’accaduto del delegato regionale per la Sicilia del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, Eugenio D’Aguanno – fronteggiata al meglio dalla grande professionalità del poco eroico personale di polizia che era in servizio. Un gruppo di detenuti della sezione Tirreno ,  quella in cui sono ristretti coloro che durante la detenzione si rendono responsabili di atti violenti, rivolte, aggressioni e contrari all’ordine ed alla sicurezza, hanno sfondato tutte le celle e sono usciti nel corridoio del reparto. I detenuti, poco meno di venti e prevalentemente catanesi – è andato avanti – pretendevano di uscire dalle celle per girare liberamente e, all’ovvio e comprensibile divieto da parte del personale di polizia, hanno dato vita a questa folle, pericolosa e violenta protesta. Sul posto sono accorsi anche direttore, comandante e vice».  Per i vertici dello stesso sindacato sono «eventi già ampiamente preannunciati dal Sappe a testimoniare la tensione che da mesi si vive nelle carceri… chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e una visita ispettiva da parte dell’Asl per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro», è stato rimarcato.    E per Donato Capece, segretario generale dello stesso Sappe, nell’esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti di Trapani, quel che serve sono «interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto… servono poliziotti, regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze… ma questi ultimi episodi devono far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere» E, sempre su questo fronte, s’è levato «l’appello anche alle autorità politiche regionali e locali,  in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni… per questo auspichiamo in un celere intervento di questo governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno»

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