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La Sicilia resta zona arancione e la attività commerciali vanno a picco

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Woman wearing face mask buying bottled water in supermarket/drugstore with sold-out supplies.Prepper buying bulk supplies due to Covid-19 or Coronavirus and panic buying concept.

Palermo –  La Sicilia resta zona arancione. Lo prevede la nuova ordinanza che il ministro della Salute , sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, si accinge a firmare. “Nessuna Regione è in area rossa. Sono in area arancione le Regioni Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta. Tutte le altre Regioni e Province autonome sono in area gialla”, rende noto Roberto Speranza.

Nella regione ci sono anche 22 comuni in zona rossa. Le associazioni dei commercianti ma anche alcuni politici premevano affinche anche la Sicilia diventasse gialla considerato che gli indicatori sembravano consentirlo. Ma il passaggio da una zona a quella “migliore” deve avvenire dopo due settimane di numeri positivi.

Il presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina dice che il prolungamento cromatico in arancione “sancisce il fallimento della strategia del governo regionale sia per la gestione della campagna vaccinale che ancora colloca la Sicilia all’ultimo posto in Italia nel rapporto tra vaccini consegnati e somministrati, sia nelle misure studiate per la ripresa delle attività economiche e soprattutto per le aziende della ristorazione e del turismo, le più colpite da un’altra settimana di permanenza in zona arancione e su cui bisognerebbe aprire anche il capitolo che riguarda i sostegni, del tutto insufficienti alle perdite subite”. E anche il segretario regionale Pd Antony Barbagallo attacca il governo siciliano sul fronte delle vaccinazioni: “La Sicilia era e resta fanalino di coda tra le regioni italiane per vaccini somministrati: il Pd esprime forte preoccupazione per la gestione della crisi pandemica”.

Intanto le attività commerciali sono allo stremo, depotenziate da quasi un anno e mezzo di restrizioni. In tanti hanno abbassato la saracinesca o non la riapriranno, i superstiti lamentano la mancanza di aiuti e sostegni e il perdurare di limitazioni che, di fatto, rendono quasi impossibile, laddove concesso, la possibilità di lavorare.

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