Home Cronaca L’acquavivese Giacinta Marchione ritira prestigioso premio Lavatoio a Cefalù

L’acquavivese Giacinta Marchione ritira prestigioso premio Lavatoio a Cefalù

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Acquaviva Platani – Ha partecipato con l’opera “Figlia” una creazione partorita dal grembo materno. E con questa ha vinto!
Giacinta Marchione acquavivese, talento esordiente del panorama lirico locale, è già al secondo riconoscimento per i suoi versi liberi.
Il 3 giugno, nel paese del secondo sorriso più famoso al mondo, in occasione dell’8° Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa della città di Cefalù, le è stato conferito il Premio Speciale Giuria Il Lavatoio durante la cerimonia di premiazione presentata da Katiuska Falbo, per la regia di Antonio Barracato, tenutasi presso la Base Logistica Militare del paese, alla presenza del sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, degli assessori Francesca Mancinelli e Tony Franco, del comandante della Base, ten. col. Ciro Settecase e dell’editore Francesco Billeci. Un grande successo di pubblico in una cornice suggestiva che ha ricondotto la poetessa sui luoghi della sua giovinezza. Una sorta di viaggio del ritorno o “nostos” -come dir si voglia!- che “mi riconcilia col mondo”. Così Giacinta, all’indomani del meritato e gradito riconoscimento. Il secondo peraltro che riceve, dopo quello dell’anno scorso dove ha partecipato con “Canto le colline”.
Una passione improvvisa quella di Giacinta per la poesia che è esplosa come una forza dirompente durante il periodo buio della pandemia. E che ha paradossalmente le ha fatto scoprire tutta la bellezza palese e nascosta della natura. Le meraviglie della vita, con le sue innumerevoli contraddizioni e i suoi insanabili paradossi. Bella a prescindere, sempre e comunque. E della bellezza Giacinta, navigata assistente sociale, comunque ne ha fatto un Karma nel dono che costantemente e quotidianamente fa di sè al mondo dei più bisognosi, dgli ultimi, degli invisibili che tanto le stanno a cuore. Una missione che si espleta anche nel volontariato, tradizione consolidata nella sua famiglia che ha trasmesso anche al figlio Vincenzo. E se, a volerla dire con Leonardo, “le immagini sono più potenti delle parole”, ci sono parole talmente evocative da dipingere affreschi di senso in quei sagrati della memoria che fanno pieno ogni vuoto, restituendoci l’esseza e il valore della cosa in sè. Le immagini sono nate per sopperire alla carenza culturale ma la forza dirompente della lirica non conosce confini e può spaziare verso l’infinito parimenti ad una tavola misteriosa. E, conscia del presente, ne intuisce il futuro sulle tracce dl passato. E’ quel’eterno femminino che redime come ordine universale e primordiale. Un destino scritto nella terra. Un sigillo d’amore, di pace e riconciliazione. Lì dove si inscrivono i nuovi traguardi che, per un volere atavico e imperscrutabile ti riconducono sulle tue stesse orme. “Inutile dire quanto sia emozionata, consapevole che a vincere è stato l’Amore eterno che lega una figlia alla propria madre, nel ricordo che continua a vivere nelle interminabili lunghezze del tempo”.
E alla madre Giacinta dedica il successo del suo canto libero e incondizionato, delle sue parole che custodiscono un segreto, il miracolo della “memoria del cuore” che si compone di una “voce” agognata “tra le crepe del precipizio”. E i ricordi si fanno carne nei feticci di ieri che rimangono e permangono. Quali sentinelle delle nostre fragili vite. Sospese, sopravvivono persino al dolore di “pietra”.
La copiosa raccolta di poesie di Giacinta ha riscosso il favore della critica locale di molti autorevoli scrittori che hanno suggerito una pubblicazione alla quale l’autrice sta pensando.

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