Mussomeli – Il ciclismo è uno sport nobile ed egli, appartenente a una antica e blasonata famiglia lombarda, ha deciso di dedicarvisi in tutto e per tutto. Stefano Moneta, 23enne begamasco ma siciliano da parte di madre, Anna Maria Noto, che è mussomelese, nonostante la giovane età, ha maturato tantissima esperienza e ha un curriculum pienissimo nel campo delle due ruote. Terminati gli studi come grafico, capisce subito che al Photoshop e al fotoritocco preferisce catene e sellini. Così inizia a lavorare in un negozio che è luogo di pellegrinaggio degli amanti dei pedali: cicli Pesenti di Bergamo, fondata nel 1937 da Antonio Pesenti vincitore del Giro D’Italia nel 1932 . Il giovane approda nel 2018
nella fabbrica di bicilette più antica e prestigiosa al mondo e che produce dal 1885, non in un settore qualsiasi ma nel reparto corse, lo stesso dove sono state ideate e costruite le bici di campioni del calibro di Costante Girardengo, Fausto Coppi, Felice Gimondi, Gianni Bugno, Ivan Gotti, e Marco Pantani. Il giovane è uno dei tecnici, ad esempio, di Primož Roglič, due volte vincitore della Vuelta di Spagna. Stefano che è discendente del giornalista e patriota Ernesto Teodoro Moneta, unico italiano ad essere insignito del premio Nobel per la pace nel 1907, condivide con l’illustre antenato l’amore per la libertà. Così, quest’anno, lascia il posto fisso nella Bianchi, si stacca e si allontana dal gruppo per andare in fuga solitaria a lavorare da solo. Si mette in proprio a Mozzo, paese che dista cinque chilometri da Bergamo dove dopo 40 anni torna “ol Ciclista” come dicono da queste parti. Stefano non solo è un competente meccanico e valente restauratore ma nel suo negozio “cicli Moneta” che aprirà a febbraio, venderà anche le bici. “C’è il bonus – spiega – ma con il Covid la richiesta è superiore all’offerta, tanto che molte case ritorneranno in piena produzione non prima del 2022. A parte le bici top di gamma, quelle costano da 2mila euro a salire, le altre si faticano a reperirle, così come i pezzi di ricambio scarseggiano”. Da passista ha tenuto l’andatura costante ed è riuscito a centrare tutti i suoi obiettivi. Testa o croce che fosse il Moneta, come lo chiamano da queste parti, aveva impresso nel suo futuro una cosa: la bici!
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