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«Lo resero schiavo del sesso», torna libero un nisseno arrestato a Cogne per umilianti violenze

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Caltanissetta – Lascia il carcere il nisseno che avrebbe reso un sessantacinquenne di Cogne schiavo del sesso. A poco meno di due mesi e mezzo dall’arresto è tornato in libertà il cinquantasettenne che era stato arrestato a Cogne insieme alla moglie per una fosca vicenda. Lei, però, la moglie, una sessantaquattrenne anch’ella nissena, nei giorni scorsi si è tolta la vita nel carcere di Torino dov’era rinchiusa. Non ha retto al peso della vicenda che le era piovuta addosso.

Il marito, invece – assistito pure lui dall’avvocato Massimiliano Bellini – è stato rimesso in libertà dal tribunale del riesame di Torino che ha inferto il colpo di spugna alla carcerazione imposta dal gip di Aosta. Adesso è sottoposto ad obbligo di dimora a Caltanissetta.

È stato arrestato a fine marzo, insieme alla moglie, perché entrambi accusati di avere abusato sessualmente del loro padrone di casa, un sessantacinquenne di Cogne che aveva affittato loro un appartamento. Ma al centro dell’indagine v’è anche l’ipotesi di riduzione in schiavitù.

All’inizio fra i tre sarebbe nato un rapporto apparente di amicizia, ma un mese dopo la situazione sarebbe radicalmente mutata. Diventando un inferno. Sì, perché il malcapitato sarebbe stato costretto a subire abusi e umiliazioni di ogni tipo, sempre sessuali ,  con il ricatto della possibile diffusione di quei video compromettenti nel caso in cui non si fosse piegato al loro volere. E quell’incubo, a partire dall’agosto dello scorso anno, si sarebbe ripetuto almeno una decina di volte.

Fino a quando la vittima ha deciso di rompere il silenzio e di presentarsi ai carabinieri per denunciare quell’angosciante situazione.  E sono partite le indagini che, poi, hanno fatto scattare le due ordinanze di custodia cautelare in carcere. Ma la donna, una decina di giorni addietro, si è tolta la vita in cella. Lui, il marito, adesso è tornato libero. Ma fin dal momento dell’interrogatorio di garanzia s’è difeso asserendo di non avere mai ricattato l’altro e di non averne abusato ma che quella situazione sarebbe stata di condiscendenza.

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