Caltanissetta – L’uxoricida era capace d’intendere e di volere. A queste conclusioni sono giunti i consulenti nominati dalla procura per stabilire quali siano le condizioni psichiche dell’imputato.
Gli esperti, alla fine, sono stati concordi nel sostenere che l’uomo, il quarantunenne marocchino Abdelfettah Jennati, avrebbe agito in piena lucidità.
Non avrebbe avuto le idee appannate quando – come l’accusa ha ritenuto – ha sferratp le pugnalate al petto della moglie uccidendola.
Così è stata spezzata la vita della trentenne Aycha El Aboui. E adesso i suoi familiari – assistiti dagli avvocati Dino Milazzo, Martina Vurruso, Daniela Guezzo e Massimo Schiavon – sono parti civili al processo che si sta celebrando dinanzi la corte d’Assise di Padova. Perché è in quella zona che la coppia si era trasferita, mentre i parenti di lei erano rimasti a Caltanissetta dove vivevano già da diversi anni, come la stessa coppia.
Il medico della difesa ha aggiunto che alla base della tragica azione potrebbero esserci stata anche la forte gelosia che lui nutriva nei confronti di lei.
Intanto la Corte ha definitivamente escluso che l’imputato sia sottoposto a perizia psichiatrica, come la difesa chiede fin dal momento dell’udienza preliminare. Eventualità a cui le parti civili si sono sempre opposte.