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Mafia e pizzo: chieste condanne per il boss, familiari e sospetti fiancheggiatori

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Caltanissetta – Sei di condanne per estorsione. Le ha chieste la procura nissena nei confronti del boss e di presenti appartenenti al clan Cammarata di Riesi.

In particolare per il capomafia Francesco Cammarata- difeso dall’avvocato Danilo Tipo – sono stati proposti 10 anni di carcere e 15 mila euro di multa.

Per la moglie Maria Sciacchitano e per i loro due figli, Teresa e Giuseppe Cammarata, 8 anni e  10 mila euro di multa ciascuno.

E, infine, 7 anni e 6 mesi oltre a 5 mila euro di multa a carico di Orazio Migliore – difeso dall’avvocato Flavio Sinatra – e per Giuseppe Montedoro – assistito dall’avvocato Giovanni Maggio – 7 anni di reclusione e 5 mila euro di multa.

I sei imputati sono sul banco degli imputati in tribunale per rispondere di  estorsione continuata ed aggravata dai metodi mafiosi.

I componenti della famiglia di sangue dei Cammarata sono ritenuti la regia, mentre gli altri due sarebbero stati intermediari per richieste di denaro.

Pretese di soldi che sarebbero state avanzate – secondo l’impianto accusatorio – sotto l’ala di Cosa nostra riesina.

E nel mirino sarebbe finito un imprenditore trentasettenne titolare di aziende che operano nel settore all’ingrosso per ferramenta e nel campo dell’agricoltura, sempre a Riesi.

Secondo gli inquirenti i presunti estorsori avrebbero preteso globalmente, qualcosa come trentamila euro a titolo di pizzo.

Il presunto esattore e è stato arrestato dai carabinieri nell’estate di tre anni addietro mentre stava intascando una prima tranche di tremila euro.

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