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“Mia madre disabile trattata come appestata da due operatori sanitari ma negativa al tampone”

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Mussomeli – “Un calvario, fatto di non professionalità e disumanità “-  Così Gabriella Di Salvo, 44 anni, definisce l’esperienza che sostiene di aver  avuto insieme alla madre inferma. “Ha 72 anni ed è  affetta da una grave disabilità – racconta la donna – poco più di una settimana fa, ha cominciato ad avere sofferenza e insufficienza  respiratoria, a causa di una brutta broncopolmonite. Così,  dopo essermi consultata con medico curante  e aver rispettato la procedura per richiedere assistenza, a seguito di consulto e consiglio del medico del 118, lo scorso 30 marzo, ho chiesto di far pervenire l’ambulanza per il ricovero. All’arrivo del mezzo di soccorso, in una situazione in cui ero in grave preoccupazione per la vita di mia madre, ho dovuto subire l’aggressione verbale di  uno dei due operatori del 118 che ha iniziato a minacciarmi, avvertendomi che nel caso in cui  mia madre fosse risultata positiva al covid-19 avrei dovuto preoccuparmi! Un monologo continuo, fatto di strane paure e insulti, dettati da una ingiustificata fobia di essere contagiato, inusuale da parte di un professionista che dovrebbe soccorrere,  non farsi prendere dal panico. Anche al ricovero c’è stata una inerzia, mia madre, dopo essere stata sottoposta a tampone,  è stata parcheggiata e il medico del pronto soccorso  – ricostruisce secondo la sua versione la  Di Salvo – mi  ha negato  un dialogo, il diritto di sapere cosa stesse accadendo, si è chiuso  a chiave nel pronto soccorso e mi ha evitata. Dopo circa 10 ore interminabili, è arrivato il responso del tampone che naturalmente  è  risultato negativo  e mia madre  ignorata fino a quel momento per paura di un contagio, viene  finalmente ricoverata in medicina dove  trovo angeli e veri professionisti, dal primario Sciarrino, agli infermieri Frangiamore, Buttice’, Maria Ausilia Amico, che fanno della nostra sanità un’ottima sanità. Un’odissea che non auguro a nessuno perchè la malattia non è una colpa e nessuno deve essere trattato come un appestato, men che meno da parte di  operatori sanitari che dovrebbero assistere,  non evitare o emarginare. Tengo, inoltre,  a precisare che, per fortuna, si è trattato di una incompetenza ascrivibile a due casi isolati, dato che quasi tutto il personale del nosocomio mussomelese si è dimostrato umano e preparato, tanto che mia madre, tuttora ricoverata, è in via di totale guarigione”.

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