Caltanissetta – Nuovo atto processuale legato a una morte bianca. Quella di un dipendente della raffineria di Gela schiacciato da una grossa tubatura, di parecchie tonnellate.
Tragedia che dieci anni addietro è costata la vita dell’allora trentenne Francesco Romano e che, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe potuta evitare.
Dopo la pioggia di condanne al termine del processo di primo grado – ben tredici per l’esattezza e tre sono stati gli assolti definitivamente – ora sono tornati in appello. Ognuno di loro, in funzione del proprio ruolo, non è stato ritenuto esente da responsabilità.
Tant’è che al termine del primo processo sono stati condannati con pene da un minimo di un anno e quattro mesi a un massimo di un anno e otto mesi. Pronunciamento che è stato emesso nei confronti di Alberto Bertini, Angelo Pennisi, Bernardo Casa, Fabrizio Zanerolli, Marco Morelli, Mario Giandomenico, Nicola Carrera, Patrizio Agostini, Rocco Fisci, Salvatore Marotta, Sandro Iengo, Serafino Tuccio, Vincenzo Cocchiara, tutti responsabili della ditta per cui lavorava la vittima.
I familiari della vittima si sono costituiti parti civili ed a loro, al termine del processo di primo grado, tra le pieghe della sentenza è stato anche ordinato il pagamento di un risarcimento dei danni la cui entità è da stabilire in un procedimento ad hoc.