Home Cronaca Mussomeli, sconfina nel fondo del vicino e lo minaccia di morte

Mussomeli, sconfina nel fondo del vicino e lo minaccia di morte

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i carabinieri intervenuti sul luogo del’accaduto

MUSSOMELI –  Ha divelto i paletti di recinzione e si è introdotto nel fondo del vicino per motozappare il terreno, asserendo che fosse suo. E’ successo giovedì scorsa, in contrada Indovina, nella zona sud del paese di Mussomeli. Il legittimo proprietario ha allertato i carabinieri della compagnia di Mussomeli che, per l’ennesima volta, sono intervenuti per sedare M. F.  mussomelese di 58 anni. Agricoltore, noto alle forze dell’ordine e che nel maggio del 2017 è stato  tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale, dopo che, a seguito di una delle tante invasioni in proprietà altrui,  si era scagliato contro due uomini in divisa urlando loro “la proprietà è mia non ho fatto nulla, siete dei corrotti, come lo è stato il giudice”. L’uomo da anni è in alterco, praticamente con tutto il vicinato, in contrada Indovina, convinto che i confinanti gli abbiano sottratto  fondi e fabbricati. Questa volta è andato oltre, come detto,  dopo aver estirpato la recinzione di un terreno, con l’ausilio di un mezzo agricolo, ha iniziato a lavorarlo. Non pago, avrebbe minacciato di morte il proprietario, un ottantenne con patologie croniche,  intimandogli che se non si fosse allontanato gli avrebbe spaccato la zappa in testa. A questo punto sono intervenuti i militari che. a causa delle pretese che l’uomo rivendica sui fondi altrui, praticamente con cadenza quasi giornaliera, sono costretti e recarsi sul posto per fermare le “mire espansionistiche” del 58enne  mussomelese. Solo la prontezza e la capacità di mediazione dei carabinieri ha permesso, che la situazione non degenerasse. Alla fine i carabinieri hanno  sequestrato gli il corpo del reato: una motozappa. In zona le tensioni rimangono altissime, dato che l’agricoltore si ostina a rivendicare la proprietà di tutti i fondi confinanti, acquisita a suo dire per usucapione, pretese che però non sembrano trovare fondamento giuridico. Così i militari, loro malgrado, sono costretti, al fine di evitare episodi più gravi,   a vigilare sulla zona e sull’uomo che, ormai, è un sorvegliato speciale.

 

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