Gela – Su lui era sceso il sospetto che fosse un omertoso. Che avesse taciuto su azioni mafiose di cui lui, secondo l’originario impianto accusatorio, sarebbe stato testimone.
E invece no. Omertoso non lo sarebbe stato per nulla. Piuttosto, ha chiarito ora il processo, non sarebbe stato mai “spettatore” di nulla.
E così un operaio gelese, Salvatore Sauci, è stato assolto di favoreggiamento. Già, perché secondo gli inquirenti lui sarebbe stato testimone di richieste estorsive subite dal suo datore di lavoro.
Emissari delle cosche – è stata la tesi al centro del fascicolo che ha preso le mosse da una precedente operazione antimafia – avrebbero minacciato un imprenditore del settore agricolo per il quale l’imputa, a quel tempo, avrebbe lavorato.
Ma sentito poi dagli investigatori – sempre secondo la tesi accusatoria – l’operaio, ritenuto un testimone di quelle richieste, si sarebbe mostrato parecchio reticente. Ma invece, reticente non era. Lui non sarebbe stato presente al momento di quelle
Sì, perché al termine dell’istruttoria dibattimentale il giudice lo ha ritenuto non colpevole assolvendolo con formula piena.