San Cataldo – Chiedono la verità i familiari del giovane medico di San Cataldo ucciso in un pestaggio in discoteca. E la reclamano quando è alle battute finali uno dei processi, quello per rissa e favoreggiamento, che ha preso corpo dopo l’uccisione di Aldo Naro.
I genitori della vittima – assistiti dagli avvocati Salvatore e Antonino Falzone – ha esortato il tribunale perché valuta la possibilità che alcuni testimoni non abbiano detto tutta la verità e che, di conseguenza, s’indaghi su questo aspetto. Da qui la richiesta di inviare gli atti alla procura per falsa testimonianza.
Richieste che s’è levata adesso al processo al trentunenne Antonino Basile – difeso dall’avvocatessa Francesca Russo – il cinquantenne Francesco Troia- (difeso dall’avvocatessa Salvina Pantuso – entrambi accusati di rissa aggravata e il cinquantatreenne Massimo Barbaro, proprietario della discoteca, tirato in ballo per favoreggiamento.
Per i primi due la procura palermitana ha chiesta la condanna a tre anni di reclusione ciascuno, per il titolare del locale notturno, invece, sono stati proposti sei mesi.
Secondo gli stessi legali di parte civile «l’attività istruttoria ha dimostrato la colpevolezza di Barbaro, Troia e Basile al di là di ogni ragionevole dubbio». Poi la stoccata sulla troppa reticenza, da parte di più testimoni, che sembrerebbe avere caratterizzato l’istruttoria dibattimentale.