Caltanissetta – Condannato per la morte di un pedone avvenuta un anno e mezzo dopo l’incidente. Ma per il giudice, così come per accusa e parti civili, i due aventi sarebbe intrecciati tra loro.
E, oltre all’affermazione di responsabilità sotto il profilo penale, l’imputato è stato pure condannato a risarcire i familiari della vittima.
Così s’è chiuso il processo a carico del quarantunenne nisseno, Elia Giardina – difeso dall’avvocato Giacomo Vitello – finito accusa per l’ipotesi di omicidio colposo e adesso condannato a un anno di carcere, mentre l’accusa ha chiesto quattro anni e sei mesi.
Ma v’è dell’altro. Sì, perché è stato inoltre condannato dal giudice Tiziana Mastrojeni – con la compagnia assicurativa Unipolsai citata come responsabile civile – al pagamento di un provvisionale, immediatamente esecutiva, di 800 mila euro, oltre al risarcimento dei danni in favore delle parti civili secondo l’entità che poi stabilirà il giudice in un procedimento a parte.
Richieste in tal senso sono state avanzate dall’accusa e dalle parti civili, ruolo questo rivestito in giudizio dai familiari della vittima assistiti dall’avvocatessa Valeria D’Anca .
La contestazione che ha fatto scattare la condanna dell’imputato è legata alla morte del cinquantaduenne nisseno Salvatore N. deceduto il 7 agosto del 2016.
L’incidente stradale in cui è rimasto inizialmente gravemente ferito, invece, è avvenuto alla periferia dell’abitato nisseno la sera del 7 febbraio 2015.
È stato allora che l’utilitaria, con alla guida l’imputato, avrebbe investito il cinquantaduenne che, per la gravità delle ferite riportate, è stato poi costretto a rimanere sulla sedia a rotelle.
A investire il malcapitato è stata una Fiat Panda andata però via dopo l’investimento. Poi attraverso testimonianze è stata individuata l’auto pirata. Una Fiat “Panda” risultata intestata a una donna, compagna di dell’imputato.
Ma poi lo stesso Giardina si è presentato in questura con al suo fianco il legale raccontando di esser stato lui al volante e non la donna.
Ma asserendo pure che l’uomo – poi costretto sulla sedia a rotelle, prima che diciotto mesi dopo il suo cuore si fermasse per sempre – stava camminando in strada totalmente al buio. Ora è arrivata la condanna.