Palermo – Ogni leggenda è, spesso, intrisa di un fondo di verità e si snoda come un fiume narrativo che esonda nella fantasia e nell’intrigo. Questa è una leggenda di una leggenda, su un piatto culinario che a Palermo è iconico e venerato. Gli anelletti al forno nel capoluogo siciliano sono, infatti, oggetto di culto presente in quell’altare tutto siciliano che è il desco dove ci si raduna per onorare , con opulenti e sontuosi pasti, ogni festa. Questa peculiare pasta al forno è sorretta da un’incondizionata e unanime devozione di palati che ha attraversato indenne, mode e stagioni e mutazioni di gusti. L’origine della ricetta è incerta e dibattuta ed è probabile che, come molti piatti entrati nell’olimpo del gusto, sia il frutto della creatività e dell’ingegno di più persone vissute in periodi diversi. Sull’origine degli anelletti mi soffermerò ricordando un aneddoto prodigioso, tramandato un secolo addietro e narratomi da mio nonno il quale l’apprese negli anni venti a Napoli dove era studente di medicina. Lo pubblico senza alcuna velleità storica, peraltro di cui è sempre stato privo, e unicamente con l’intento di preservarlo dall’oblio.
LA LEGGENDA
Secoli addietro, su un galeone salpato da Palermo e diretto a Napoli, un uomo pensò di occultare alcuni anelli e monili d’oro in casse stipate a bordo e il cui contenuto dichiarato era solo la pasta. La scelta del taglio degli anelletti o, perlomeno degli antesignani di quelli moderni, non fu casuale: il colore paglierino e la forma ben si prestavano a camuffare i preziosi monili aurei. L’imbarcazione fu sorpresa da una tempesta e l’equipaggio si trovò ben presto a corto di viveri. Così le attenzioni e le brame degli affamati naufraghi si rivolsero sulle casse contenenti la pasta. Il proprietario provò in ogni modo e con ogni mezzo ad opporsi all’appropriazione e condivisione degli alimenti con i famelici compagni di viaggio e sventura. Un membro dell’equipaggio, che si impossessò della pasta ricorrendo alla forza, dopo aver capito le ragioni e timori che avevano spinto il proprietario della pasta ad impedirne, contro ogni logica, l’utilizzo, rivolgendosi a quest’ultimo, lo rimproverò per l’ingordigia e ammonendolo gli ricordò: “Siamo interessati alla pasta, il resto puoi tenerlo. Stolto, non capisci che Il vero tesoro è il cibo, non l’oro! In questo momento nessun gioiello o denaro è in grado di sfamarci. Se non ci nutriremo, noi e i tuoi preziosi verremo sacrificati al mare”. L’alimento requisito arrivò in cucina e il cuoco, arrangiandosi con i pochi alimenti a sua disposizione, preparò un prototipo degli anelletti al forno, assai probabilmente diversi da quelli attuali, ma con le stesse caratteristiche che lo hanno reso celebre: un piatto unico, saporito e nutriente. La pietanza sfamò e deliziò i naviganti che, scampato il pericolo e tornati a Palermo, memori dell’esperienza forte ma a lieto fine, riproposero, rivisitandolo secondo le proprie preferenze, quel piatto gustoso e salvifico. Ben presto gli anelletti al forno si diffusero e conquistarono la tavola di ogni classe e ceto. Con il tempo furono canonizzate e tramandate le varianti con gli ingredienti che trovarono maggiore consenso e apprezzamento organolettico. Questa operazione di selezione operata dal gusto e dal tempo ha cristallizzato gli anelletti al forno così come li conosciamo oggi: più appetibili e irresistibili dell’oro!
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