Caltanissetta – È stato tirato in ballo perché accusato di avere procurato un fucile poi utilizzato per un agguato. E la sua posizione è stata stralciata dal procedimento “madre”.
Ma proprio quegli stessi atti sono entrati ora nel fascicolo a carico del ventinovenne riesino Loris Cristian Leonardi – assistito dagli avvocati Danilo Tipo e Carmelo Terranova – finito sul banco degli imputati pert porto d’arma e ricettazione della stesso fucile.
Quello con cui il pomeriggio del 13 febbraio 2018, in contrada Spampinato, nelle campagne di Riesi, è stato assassinato il trentottenne di Riesi, Salvatore Fiandaca.
I suoi familiari – (assistiti dagli avvocati Giovanni Pace e Walter Tesauro – anche in questo procedimento si sono costituiti parti civili.
Ad inguaiare il giovane per l’arma sarebbe stata una sua conversazione “catturata” dalle microspie dei carabinieri. E in quella chiacchierata, non sapendo di essere intercettato – questa è la tesi accusatoria – avrebbe inconsapevolmente confessato di avere procurato il fucile.
Arma che, in realtà, non è stata più ritrovata perché subito dopo l’omicidio sarebbe stata ridotta in pezzi e le varie parti sepolte in campagna.
Leonardi è stato arrestato per l’omicidio Fiandaca nel dicembre di tre anni fa insieme ad altri tre sospetti complici, attualmente sotto processo per l’agguato mortale.
Ma quell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico del ventinovenne, poi è stata revocata poco più di un anno fa, quando il ragazzo è tornato libero.