Caltanissetta – Chiesti 10 anni di carcere per un presunto boss emergente. Già in cella per omicidio e, nel giugno di sei anni fa, condannato definitivamente all’ergastolo.
Nelle requisitori a”bis” la procura ha chiesto l’affermazione di colpevolezza per il quarantatreenne sancataldese Cosimo Di Forte – difeso dagli avvocati Dino Milazzo e Martina Vurruso – accusato di rapina e armi.
La procura, invece, ha chiesto la prescrizione per il collaboratore di giustizia trentacinquenne Giuseppe Taverna – assistito dall’avvocatessa Vania Giamporcaro – e il trentatreenne, pure lui di Sommatino, Liborio Gianluca Pillitteri – assistito dall’avvocato Vincenzo Vitello – finiti sotto porcesso per rispondere dei reati, a vario titolo, di tentata estorsione , rapina, incendi e armi.
Di contro le difese, soprattutto per quanto riguarda la posizione di Di Forte, ha chiesto l’assoluzione, producendo, peraltro, pure il verbale d’interrogatorio reso in un altro procedimento da uno degli autori della rapina contestata adesso al presunto boss. E in quelle dichiarazioni il teste ha totalmente tirato fuori da questa storia lo stesso Di Forte, puntando piuttosto il dito contro un collaborante di Sommatino che si è già autoaccusato della questione. E se in un primo momento non ha mai avanzato il nome di Forte, successivamente lo avrebbe tirato in ballo.
La rapina in questione è stata messa a segno al 28 maggio di dodici anni addietro ai danni market «Lomonaco Giuseppe» di San Cataldo.
Nel gran calderone anche un paio d’incendi d’auto, sempre una dozzina di anni addietro o poco più, ma due due episodi riguarderebbero soltanto Taverna e Pillitteri.