Caltanissetta – Carcere duro era e carcere duro rimane. Anche da Roma nulla è mutato lasciando così la situazione totalmente cristallizzata.
Niente è cambiato per il sessantunenne Salvatore Rinzivillo che resterà sottoposto a regime carcerario speciale. Regime in cui si trova già da diversi anni.
La Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha confermato la misura adottata dal tribunale di sorveglianza nei confronti di colui che è ritenuto ai vertici dell’omonimo gruppo che fa capo a Cosa nostra.
Lui che secondo i magistrati avrebbe raccolto lo scettro del comando dai suoi fratelli già condannati all’ergastolo e che lo avrebbero investito del potere.
Questo, sostanzialmente, lo scenario tracciato dal pronunciamento della Suprema Corte che, in sintesi, ha ritenuto che Salvatore Rinzivillo sia ancora a capo della cosca.
E non solo sarebbe stato ritenuto ancora più che vivo nello scacchiere mafioso isolano, ma in passato – sempre per i magistrati – avrebbe anche tenuto contatti con altre organizzazioni criminali.
Da qui, adesso, la decisione della Cassazione che ha chiuso le porte in faccia al capomafia costringendolo ancora a rimanere sottoposto a regime carcerario speciale.