Schiaffeggiare la figlia “a fin di bene” non è reato e non ha rilevanza penale soprattutto se manca la denuncia di parte per lesioni. È questa in sintesi la motivazione che ha portato all’assoluzione di una donna finita sul banco degli imputati per aver dato qualche sberla alla figlia 12enne. La vicenda, riferita dal Corriere della Sera, risale a otto anni fa. A scatenare il gesto violento della mamma sono state alcune foto osé che la giovane avrebbe postato sui social e inviate a un ragazzo più grande di lei.
I giudici hanno valutato che la madre avesse agito con la convinzione di voler educare e correggere la condotta della figlia. La ragazza, ascoltata durante il processo, divenuta nel frattempo maggiorenne, aveva ridimensionato e giustificato il comportamento della mamma sostenendo che forse anche lei avrebbe fatto la stessa cosa nel “vedere una figlia” comportarsi come aveva fatto lei. In fase processuale, la donna ha riferito che nel 2016 stava attraversando un momento difficile. Mamma di tre figli, col marito andato via di casa e costretta a vivere con la madre, i rapporti con la figlia erano burrascosi. La scoperta di quei messaggi e quelle foto spinte inviate a un ragazzo su Instagram l’avevano portata a compiere quell’atto violento.
Per i giudici, in ogni caso, l’episodio risulta penalmente irrilevante, anche perché manca una querela per lesioni o percosse. “Gli schiaffi sono stati l’elemento scatenante la condotta aggressiva, violenta e provocatrice che ha caratterizzato la convivenza tra la madre, la figlia e nonna materna” si legge nelle motivazioni della sentenza. La 42enne comunque è stata condannata per maltrattamenti relativi ad altre aggressioni, commesse ai danni della figlia e della madre, a un anno e sette mesi.