Home Cronaca Scandalo della sanità in Sicilia, condannato il mussomelese Navarra

Scandalo della sanità in Sicilia, condannato il mussomelese Navarra

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Mussomeli – Rimedia cinque anni e dieci mesi di carcere  per lo scandalo della sanità in Sicilia. Così per il nisseno, di origini mussomelese,  Salvatore Navarra, ex presidente del Cda della società per azioni “Pfe” processato con il rito abbreviato.

È stato tra i coinvolti nell’inchiesta della guardia di finanza, ribattezzata «sorella sanità»,  che nel maggio dello scorso anno ha fatto scattare dieci arresti per un sospetto giro di tangenti, centrando il focus su quattro appalti per un valore globale di oltre seicento milioni di euro.

La società amministrata dal nisseno Navarra opera nel settore delle pulizie industriali e gestioni di strutture con qualcosa come cinquemila dipendenti in tutta Italia e ha base logistica a Caltanissetta e sede legale a Milano.

L’imprenditore nisseno, in particolare, è stato tirato in ballo per un appalto dio oltre 227 milioni di euro legato a “servizi di pulizia, servizi integrati e servizi accessori in ambito sanitario per gli enti del servizio sanitario regionale”.

E tra le pieghe di una intercettazione telefonica, l’ex direttore dell’Asp di Trapani ed ex responsabile della centrale unica di committenza della Regione, Fabio Damiani – ora condannato a 6 anni e sei mesi – e un presunto faccendiere Salvatore Manganaro – che ha rimediato 4 anni e 4 mesi – parlerebbero proprio di Navarra e dell’aggiudicazione della gara per Caltanissetta, Catania e Palermo. Appalto che, secondo la tesi degli inquirenti, a tavolino era stato programmato per  essere aggiudicato alla Pfe e un’altra società milanese.

Navarra, secondo la ricostruzione di fiamme gialle e magistrati palermitani, avrebbe versato una mazzetta da 750 mila euro a Damiani, con il tramite di Manganaro.

Nello stesso processo con il rito abbreviato sono stati pure condannati Francesco Zanzi – a sette anni e due mesi – amministratore delegato di “Tecnologie sanitarie spa”;  Roberto Satta – a cinque anni e dieci mesi – responsabile operativo della medesima società; Antonino Candela – con sei anni e otto mesi – ex manager dell’Azienda sanitaria di Palermo e al momento del blitz  coordinatore per l’emergenza coronavirus in Sicilia; chiude il quadro l’imprenditore Giuseppe Taibbi ­– con cinque anni e otto mesi – che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da mediatore con gli imprenditori per la consegna dei soldi.

Il solo verdetto assolutorio è stato messo nei confronti Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di “Siram spa”, nei confronti del quale la procura aveva chiesto la condanna a cinque anni e quattro mesi.

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