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«Sentii una botta ma non capii di averlo investito», così morì un giovane travolto da un’auto

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Caltanissetta – A un certo punto ho sentito una botta all’auto ma pensavo provenisse dal carrello che trainavo dietro… poi quando sono arrivato al mercato ho capito che era successo qualcosa».  Quel che era accaduto era l’investimento di un pedone, poi deceduto dopo una ventina di giorni di agonia.

A raccontarlo è stato lo stesso ragazzo che era alla guida dell’auto che sei anni e mezzo fa, alla periferia di Caltanissetta, ha investito, e alla fine ucciso, il ventottenne pakistano Mohamed Rafiq Towffeq.  E il fratello della vittima  – assistito dall’avvocatessa Vania Giamporcaro –  adesso è parte civile.

Mentre sul banco degli imputati siede il ventiduenne nisseno  Kevin Lombardo – difeso dall’avvocato Cristian Morgana –  tirato in ballo per  omissione di soccorso e fuga stradale.

E il ragazzo ha ricostruito quei momenti drammatici. Il ritorno sul luogo dell’incidente quando avrebbe compreso che era accaduto qualcosa. E lì avrebbe trovato altri extracomunitari che stavano soccorrendo il giovane e che, secondo lo stesso imputato, in quei frangenti avrebbero avuto un atteggiamento tutt’altro che rassicurante. «Ho avuto paura, sono risalito in auto e sono andato via. Poi, una volta a casa ho telefonato a mio padre».

Il genitore ha poi allertato i soccorsi e insieme al figlio, più tardi si sono presentati in questura per raccontare l’accaduto. Riferendo che il ragazzo non si era accorto di avere investito qualcuno. Ma per lui, poi, hanno preso corpo due distinti procedimenti: un primo per omicidio colposo in cui in primo grado è stato condannato a un anno e quattro mesi e poi assolto in appello e, quest’altro in corso, per omissione di soccorso e fuga stradale.

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