Caltanissetta – È tornato un uomo totalmente libero. A un paio di settimane o poco più dal suo arresto ha lasciato adesso i domiciliari. Erano scattati a suo carico per il coinvolgimento in un blitz anti caporalato della polizia, nome in codice «Sarmenti». Ora l’imprenditore agricolo Maurizio Lo Vullo – assistito dall’avvocato Carmelo Fonte – s’è visto revocare la misura cautelare. È stato il gip di Caltanissetta, Valentina Balbo, come il parere sfavorevole della procura, a disporre la revoca della misura. Così da consentire all’indagato di lasciare i domiciliari. Lui che è titolare di un’azienda agricola in contrada Ciffarrone, nelle campagne a cavallo tra Delia e Sommatino. Secondo il teorema accusatorio, l’imprenditore avrebbe sfruttato nelle sue terre manodopera straniera, perlopiù marocchina. Braccianti che sarebbero stati costretti a lavorare per parecchie ore, sottopagati e sottoposti a condizioni inaccettabili. Questo il leitmotiv dell’inchiesta della procura nissena che ha coordinato le indagini della polizia. E gli agenti della digos la notte del 22 settembre scorso hanno eseguito dieci arresti – di cui due in carcere e il resto ai domiciliari – per le ipotesi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Sì perché secondo l’accusa una sorta di organizzazione avrebbe gestito questo giro illecito di manodopera nelle campagne, con la compiacenza d’imprenditori del settore agricolo. E non solo i braccianti sarebbero stati mal pagati, ma avrebbero pure dovuto subire la cresta sulle già esigue paghe.