Caltanissetta – Pena inasprita per l’ex presidente del tribunale misure di prevenzione di Palermo, Silvana Saguto. In appello gli è stata inflitta una pena ancor più severa che in primo grado.
Già perché la corte d’Appello di Caltanissetta le ha inflitto adesso 8 anni e 10 mesi di reclusione, a fronte degli otto anni e mezzo nel primo passaggio in aula, per corruzione e abuso d’ufficio,.
Pena leggermente più severa anche per l’amministrazione giudiziario Gaetano Cappellano Seminara al quale sono stati comminati ora 7 anni e 7 mesi, un mese in più rispetto alle precedenti decisioni del tribunale.
Per quanto riguarda gli altri imputati, il marito della Saguto, Lorenzo Caramma e il loro figlio Emanuele, sono stati condannati, rispettivamente, a 6 anni e 2 mesi e 4 mesi; il colonnello della Dia Rosolino Nasca ha rimediato 2 anni e 8 mesi; l’ex docente della Kore di Enna, Carmelo Provenzano 3 anni; la moglie Maria Ingrao 2 anni e 8 mesi; la cognata Calogera Manta con 2 anni e 8 mesi; il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna, Roberto Di Maria, l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo; l’amministratore giudiziario Roberto Nicola Santangelo con 4 anni e 2 mesi e chiude il quadro Walter Virga con un anno e 4 mesi.
Questo il verdetto che è stato emesso dal corte d’Appello di Caltanissetta dopo quattro ore di camera di consiglio.
Le accuse a loro carico, a vario titolo, sono di corruzione, abuso d’ufficio, falso, truffa, induzione indebita a dare o a promettere utilità, peculato, riciclaggio, rivelazione e utilizzo dei segreti d’ufficio, favoreggiamento.
È attraverso intercettazioni, diverse delle quali raccolte all’interno dell’ufficio dello stesso giudice Saguto, che i magistrati nisseni hanno ricostruito un quadro fatto di presunti intrecci e interessi personali che avrebbero ruotato attorno alla gestione di beni sotto sequestro e da affidare in amministrazione giudiziaria. Quello che è stato ribattezzato «sistema Saguto» che sarebbe stato gestito dall’ex magistrata, oggi radiata e dal presunto «cerchio magico».