Caltanissetta – Tre condanne per un omicidio in Lombardia. Tutte piovute sul capo di riesini, compreso una per droga e un altro imputato ancora che è stato rinviato a giudizio e che dev’esser processato.
Così per l’assassinio dell’albanese Lamaj Astrit, i cui resti, a sei anni dalla sua uccisione, sono stati trovati nel gennaio di due anni fa in un pozzo artesiano, di una villetta di Senago, nel Milanese
E per questo omicidio è stata condannata a 30 anni di reclusione una imbonitrice d’origine riesina, la sessantaquattrenne Carmela Sciacchitano, ritenuta la mandante.
Si sarebbe rivolta al gruppo Cammarata di Riesi – secondo la tesi degli inquirenti – perché non avrebbe digerito la fine della relazione sentimentale con l’albanese e poi perché lo avrebbe ritenuto l’autore di un grosso furto di preziosi in casa sua.
Altre condanne sono state comminate per i fratelli Carmelo e Angelo Arlotta , entrambi collaboratori di giustizia. Cone le pene, rispettivamente, a 15 e 20 di carcere.
È per droga, invece, che è stata condannato a 15 anni Francesco Serio che, di contro, è stato assolto per l’omicidio dell’albanese.
Per lo stesso delitto è stato rinviato a giudizio Giuseppe Tambè – difeso dagli avvocati Vincenzo Vitello, Adriana Vella e Marco Negrini – pure lui di Riesi, che sarà processato dalla corte d’Assise di Monza.
Archiviate, di contro, due posizioni. A cominciare da quella di Giuseppe Cammarata, figlio del boss di Cosa nostra Pino. Secondo l’accusa l’uccisione di Lamaj sarebbe avvenuta in un suo garage.
È uscito fuori dal dossier anche il nome di Calogero Chiantia, pure lui tirato in ballo dagli inquirenti per la lupara bianca.