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“Troppe tasse a dipendenti e pensionati”. Corte dei Conti bacchetta il Fisco

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RomaIl peso fiscale è sbilanciato sui redditi medi e concentrato sul lavoro dipendente e sulle pensioni. A mettere in guardia è la Corte dei Conti che invita a spostare il prelievo dall’Irpef all’Iva, a sfoltire e semplificare la giungla di agevolazioni fiscali che sottraggono 53 miliardi alle casse dello Stato e a rivedere profondamente il sistema della riscossione.

Il prelievo fiscale, sottolinea la Corte nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021, “é concentrato sui redditi da lavoro dipendente e pensione, piuttosto sbilanciato sui redditi medi e con andamenti irregolari e distorsivi delle aliquote marginali effettive“. Per la magistratura contabile, “il declino del peso dei redditi da lavoro sul Pil, la persistente e significativa evasione e il proliferare di trattamenti tributari differenziati contribuiscono a mettere in dubbio che si possa ancora parlare di prelievo ‘generale’ sui redditi”.

“I prossimi anni richiederanno un considerevole sforzo fiscale per far fronte ai costi della pandemia – osserva la Corte – sarà dunque necessario guardare all’efficienza e all’equità del sistema tributario nel suo complesso, ipotizzando varie forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti alla copertura del bilancio, tra le quali adeguata attenzione potrebbe essere riservata ad un parziale spostamento del prelievo dall’Irpef all’Iva”.

Da 250 sconti fisco una perdita di gettito di 53 miliardi

Nel mirino dei magistrati contabili anche le tax expenditures, ovvero la giungla degli sconti e delle agevolazioni fiscali, che “ha significativamente contribuito a rendere complesso il prelievo” poiché  “nonostante siano stati assunti nel tempo continui impegni a limitarne l’uso, il loro numero ha continuato ad aumentare sensibilmente“.  Per la Corte, “si tratta di eccezioni alla regola generale riconducibili a circa 250 agevolazioni, che causano una significativa perdita di gettito (circa 53 miliardi nel 2021). Difficile, tuttavia, valutarne l’impatto complessivo, vista l’eterogeneità dei provvedimenti, per natura, scopo e quota dei contribuenti interessati”.

La Corte sottolinea inoltre “la necessità di una profonda revisione” del sistema della riscossione segnalando che “particolare rilievo dovrebbe assumere la questione dello smaltimento dei carichi pregressi, in gran parte ritenuti non riscuotibili”.

Per la magistratura contabile le prospettive di crescita delineate nel Documento di economia e finanza sono “alla portata del Paese “anche se restano fortemente condizionate dall’effettivo superamento – grazie a un efficace, veloce ed esteso piano vaccinale – dei confinamenti e della sospensione delle attività produttive”.

Per il rientro del deficit al 3% cammino “stretto”

Sul fronte dei conti pubblici la Corte lancia un monito: “Occorrerà seguire un cammino di finanza pubblica molto ‘stretto'” poiché “il ritorno del deficit al 3 per cento del prodotto implica un percorso impegnativo e richiede di intraprendere rapidamente iniziative su più terreni di azione”.

Secondo la Corte, “il Recovery Plan rappresenta un’opportunità unica per effettuare investimenti che aumentino il potenziale di crescita del Paese, ma – osserva – per raggiungere tale obiettivo sarà necessario che vengano attuate con rapidità quelle riforme da tempo sollecitate da tutti gli osservatori internazionali e che ne rappresentano una parte fondamentale. Solo creando un contesto più trasparente ed efficiente con le riforme su giustizia, pubblica amministrazione, ammortizzatori sociali e fisco sarà possibile rimettere in moto il Paese, attrarre imprese e capitali esteri, offrire occasioni ai giovani, sia a quelli che pur formati ad alto livello nelle nostre Università non riescono a trovare opportunità in Italia, che a quelli sempre in maggior numero che si allontanano dalla scuola senza riuscire ad inserirsi nel mondo del lavoro”.

La crisi, prosegue la magistratura contabile, “ha, infatti, evidenziato l’esigenza di aumentare strutturalmente alcune componenti della spesa sia corrente, sia in conto capitale. Si dovrà quindi fare il possibile, non appena le condizioni lo consentiranno, per affiancare all’espansione della ‘spesa buona’ anche il contenimento (e in alcuni casi, da individuare attraverso scelte di policy, la restrizione) di quella ‘cattiva’. Così come si dovrà dare un consistente impulso alla lotta contro l’evasione fiscale per assicurare contestualmente una crescita del rapporto entrate su Pil e una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese”. (AGI)

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