Milena- È per questioni di donne che avrebbe ucciso il figlio del boss. Il delitto di Milena non avrebbe proprio nulla a che fare con la mafia. No, solo ragioni passionali. E, secondo gli stessi magistrati, l’imputato potrebbe essersi trovato di fronte un vero e proprio tradimento.
Il presunto assassino è il cinquantatreenne di Milena, Carmelo Sorce. Sarà processato per avere ucciso a colpi di pistola il suo rivale in amore. Questa è l’accusa che pende su lui.
La vittima è l’allora ventisettenne Salvatore Randazzo, figlio di quel Francesco Randazzo a quel tempo ritenuto a capo della famiglia di Milena.
L’agguato è scattato il 5 gennaio del 1998. Quando il ragazzo è stato assassinato nella sua casa di campagna, in contrada Cimicia.
Il killer prima gli ha sparato due colpi al torace impugnando una pistola calibro 7,65. Poi lo ha colpito alle spalle, mentre il ragazzo tentava disperatamente di fuggire, e un proiettile che lo ha raggiunto al collo. Infine gli ha esploso un colpo in faccia.
E lo ha lasciato lì, in una pozza di sangue. Il giovane, secondo poi una prima ispezione cadaverica, sarebbe deceduto dopo un paio di ore dopo.
A ritrovare il corpo è stato il padre che ha avvertito subito i carabinieri. Solo diversi anni dopo le indagini sono arrivate a una svolta.
Alcuni pentiti hanno poi raccontato agli inquirenti la loro verità su quel delitto che, s’è poi intuito, non aveva nulla a che fare con la mafia nonostante la vittima fosse il figlio di colui che era considerato il capo di Cosa nostra a Milena.
L’inchiesta s’è poi arricchita delle rivelazioni dell’ex boss vallelunghese Ciro Vara, del campofranchese Maurizio Carruba e dell’ex capomafia di Racalmuto, Maurizio Di Gati hanno.