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Zone franche montante, pronto disegno di legge: interessati Mussomeli e altri centri del Vallone

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Mussomeli – È nella doppia veste di vice presidente dalla commissione Attività produttive dell’Ars e come sindaco di Mussomeli , che Giuseppe Catania è stato parte attiva dell’audizione dinanzi la stessa commissione regionale. Sul tappeto la questione legata alla fiscalità di sviluppo per le Terre alte di Sicilia.

E Mussomeli, con i suoi 726 metri di altitudine rispetto al livello del mare,  è proprio uno dei 158 Comuni interessati alla norma di politica economica.

E nel bacino del Vallone sono compresi, oltre Mussomeli, anche Vallelunga, Villalba, Acquaviva, Sutera e Marianopoli.

L’iniziativa è dei coordinatori regionali del comitato per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia, Vincenzo Lapunzina e Filippo Ricciardi, rispettivamente presidente dell’associazione «zfm» Sicilia e sindaco di Limina.

Durante la stessa audizione i due coordinatori del comitato regionale hanno auspicato «che non venga disperso tutto il patrimonio in capo all’iter istruttorio fatto fino adesso e che la Commissione si faccia portavoce dell’emergenza in cui versano i residenti delle Terre alte di Sicilia e gli operatori economici, stremati prima dalla crisi economica e poi dall’emergenza pandemica».
da punto di vista operativo, è stata poi consegnata una proposta di disegno di legge, che dispone l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia.

La stessa proposta di disegno di legge , guardando alle disposizioni istitutive le zone franche montane in Sicilia, per individuare le «zone franche montane» considera le aree particolarmente svantaggiate, relative ai territori dei comuni nei quali oltre il 50 per cento della superficie totale è a un’altitudine di almeno 500 metri sul livello del mare, con una popolazione residente inferiore a 15 mila abitanti, o porzioni di aree comunali densamente edificate, poste sempre al di sopra dei 500 metri sul livello del mare – con popolazione residente sempre inferiore a 15 mila abitanti – e costituenti nuclei storicizzati dove sono presenti fenomeni di spopolamento calcolati in funzione

dell’andamento demografico di tali aree con dati storici certi negli ultimi 50 anni.

 E per quanto riguarda i benefici di queste aree sarebbero rappresentati dalle esenzioni dalle imposte sui redditi, dall’imposta regionale sulle attività produttive, dalle imposte municipali per gli immobili che ricadono nelle zone franche montane e, ancora, l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente che spetta anche ai titolari di reddito da lavoro autonomo che svolgono l’attività all’interno della zona franca montana.

Per quanto concerne la durata, le agevolazioni – in via sperimentale – si applicano per i primi cinque periodi di imposta, a decorre dal primo gennaio 2024. Per i periodi successivi l’esonero e l’esenzione e limitata, per i primi tre anni al 60 per cento per il nono e il decimo al 40 per cento.

Sul fronte beneficiari, le agevolazioni possono essere fruite anche dalle piccole e microimprese che hanno avviato la propria attività in una zona franca montana prima del primo gennaio 2023. Possono accedere alle agevolazioni coloro che intendono trasferire in Sicilia, nelle zone montane, la sede legale e operativa della loro attività. Attività e cantieri di lavoro devono essere situati e operativi oltre i 500 metri

sul livello del mare.

«La norma è di esclusiva competenza della Regione Siciliana – hanno spiegato Lapunzina e Ricciardi durante l’audizione – e lo Stato può unicamente valutare la compatibilità della misura di fiscalità di sviluppo prevista con la legislazione statale e comunitaria. Solo ed esclusivamente questo può essere l’esame da parte del governo nazionale e non dai due rami del Parlamento».

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