Canicattì – Politico indagato per droga. Sì, perché v’è anche il presidente provinciale della Democrazia Cristiana, il ventinovenne canicattinese Giuseppe Alaimo, tra gli oltre settanta indagati i cui nomi sono finiti al centro del dossier «Ianus».
Indagine della polizia, sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, che ha catalizzato l’attenzione sugli affari illeciti di Cosa nostra tra droga, estorsioni e armi, con l’esecuzione di cinquantacinque misure cautelari, mentre altri diciassette sono indagati in libertà.
E, tra i liberi, v’è Alaimo, rivenditore di auto. Secondo la tesi degli inquirenti, il 18 maggio di cinque anni fa avrebbe acquistato cocaina – secondo le indagini per un valore di cinquecento euro – per rivederla. E l’avrebbe comprata, a credito, da un sospetto fornitore gelese. Sostanza che in codice, nelle intercettazioni, sarebbe stata indicata come «qualchi rota ì magghina», una ‘«quantità di rote», poi meglio indicata, nei conteggi dei fornitori sugli incassi come «tri, quattru rote di chiddu…».
Questa, almeno, è la ricostruzione di polizia e magistrati e che è al centro dell’ordinanza emessa dal gip di Caltanissetta, Santi Bologna.
Alaimo, che siede tra gli scranni del consiglio comunale di Canicattì, nei mesi scorsi era stato eletto alla presidenza della Dc provinciale.
Sull’onda del suo coinvolgimento nell’indagine si è subito autosospeso dal partito. E, attraverso il suo legale, ha spiegato di essere pronto a chiarire la sua posizione ai magistrati.