Caltanissetta – Finisce in una bolla di sapone un presunto caso di malasanità. Sì, perché alla fine ti tempo ne è ormai trascorso troppo. E la giustizia, ad ogni modo, deve fermarsi qui. Senza entrare nel meritodlel aquetione.
Così s’è chiuso l processo a carico di un medico di pronto soccorso, Luigi Calvo e una sua collega di ematologia, Maria Flavia Fatima Fiorenza – difesi dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Massimo Dell’Utri, Gianluca Firrone, Giuseppe Pinella ed Ettore Barcellona – tutti e due in servizio al «Sant’Elia» di Caltanissetta.
Sono stati chiamati in causa per il decesso di un paziente originario di Resuttano, Francesco Mogavero. L’uomo è deceduto sette anni fa durante il viaggio in ambulanza, mentre lo stavano trasferendo all’ospedale di Palermo. I parenti della vittima – assistiti dall’avvocato Alberto Seggio – inizialmente si erano costituiti parte civile, poi sono usciti dal procedimento.
È al giugno del 2012 che risale la vicenda. Quando l’uomo s’è presentato in ospedale, al pronto soccorso in particolare, perché accusava forti dolori al basso ventre. Poi, dopo primi accertamenti, è stato affidato a ematologia.
Poi, nei passaggi che si sono susseguiti, secondo l’originaria tesi accusatoria, sarebbero emersi nei. Con condotte che gli esperti nominati dalla procura hanno indicato come «negligenti». Di contro i consulenti nominati dalla difesa sono giunti a conclusioni diametralmente opposte.
Ma adesso il giudice, visto che i fatti sono troppo data, ha dovuto pronunciare il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.