Home Cronaca «Così funzionava per gli omicidi di mafia», parla l’ex boss Giuffrè

«Così funzionava per gli omicidi di mafia», parla l’ex boss Giuffrè

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Caltanissetta – «Se quello da commettere era un omicidio eccellente allora si chiedeva il consenso, altrimenti la questione si sistemava dopo». Una delle regole di Cosa nostra raccontata dall’ex boss caccamese, Antonino Giuffrè tra i cinque collaboratori di giustizia che sono stai chiamati a deporre, per videoconferenza, al processo per una catena di omicidi e falliti agguati nel Nisseno. In particolare nell’area tra Riesi e Mazzarino.

Lo stesso Giuffrè, che ha confermato ancora una volta di essere stato «il braccio destro di Binnu Provenzano», s’è poi soffermato su quella che era la composizione della “commissione” di Cosa nostra. E in tema di regole interne alla mafia ha spiegato come «in linea generale prima di uccidere si avvisava… se era un omicidio “eccellente” il capomandamento di quella zona o il rappresentante provinciale, altrimenti si uccideva anche senza consenso e poi la questione si sistemava dopo».

Ma sugli omicidi in questione, quelli al centro del procedimento, non avrebbe saputo nulla. Su questo aspetto è stato diretto nel momento in cui la difesa del boss mazzarinese Salvatore Siciliano – accusato del delitto di Gaetano Carmelo Pirrello – l’avvocato Ernesto Brivido, ha chiesto se l’uccisione fosse avvenuta proprio in territorio di Mazzarino.

Oltre a Giuffrè hanno poi deposto altri quattro collaboranti, tutti gelesi, ossia Crocifisso Smorta, Massimo Terlati, Gianluca Gammino e Carmelo Billizzi.

Ma non è emerso nessun dettaglio sugli omicidi di Angelo Lauria, Michele Fantauzza, Andrea Pirrello, Pino Ferraro, Gaetano Carmelo Pirrello ed i  falliti agguati a  Salvatore Pirrello, Tullio Lanza e Salvatore Pasqualino, episodi al centro del procedimento che vede alla sbarra, oltre lo stesso Siciliano, anche i capimafia di Riesi, Pino, Vincenzo e Francesco Cammarata, Orazio Buonprincipio, Giovanni Tararà , Gaetano Cammarata, Franco Bellia e Salvatore Salamone – difesi dagli avvocati Davide Anzalone, Carmelo Terranova , Ernesto Brivido, Danilo Tipo, Vincenzo Vitello, Adriana Vella e Valerio Rizzo – tutti al cospetto dell’Assise presieduta da Roberta Serio.

Mentre i familiari delle vittime e il comune di Riesi ­ – assistiti dagli avvocati Boris Pastorello, Walter Tesauro, Maria Giambra, Anna Maria Sardella, Paolo Testa, Giovanni Vetri, Antonio Gagliano – sono costituiti parti civili.

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