Caltanissetta – Non ha retto allo stress e s’è tolta la vita in carcere. Era rinchiusa in cella, a Torino, da un paio di mesi. Da quando, insieme al marito, è stata arrestata per presunti abusi sessuali su un sessantacinquenne di Cogne, dal quale avevano preso in affitto un appartamento.
Né a marito, un cinquantasettenne nisseno, né alla moglie che adesso ha deciso di farla finita, una donna sessantaquattrenne – assistiti dall’avvocato Massimiliano Bellini – il tribunale del riesame del capoluogo piemontese, a cui il loro legale si era rivolto, era stata concessa la scarcerazione.
La donna, adesso, non avrebbe più retto alla pressione della condizione carceraria, situazione devastante per chiunque sotto il profilo morale, così da assumere l’estrema decisione.
Una vicenda che ripropone, ancora una volta, la delicata tematica legata alla carcerazione preventiva, più volte al centro del dibattito politico, ma che a tutt’oggi rimane una questione nel limbo e che, in qualche modo, sembra divergere non poco dal principio sulla presunzione d’innocenza al centro della norma Cartabia.