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Furono sospettati di avere rapito e violentata una ragazza, ora cadono pure le accuse di droga

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immagine di repertorio

San Cataldo – Per tutti o quasi cadono anche le ultime accuse. In questo caso di droga. Così per il piccolo drappello d’imputati che in primo grado s’è ritrovato al centro di una storia choc.

Perché i cinque sono stati accusati di avere sequestrato in casa una giovane studentessa di San Cataldo, di averla drogata e violentata per cinque giorni, facendola pure prostituire in un basso nel cuore del centro storico di Caltanissetta.

Ma poi  tutte queste pesantissime contestazioni – induzione alla prostituzione, sequestro di persona e violenza sessuale aggravata e di gruppo e sfruttamento della prostituzione – sono cadute nel vuoto.

I cinque nel primo passaggio in aula sono stati condannati a 2 anni e 2 mesi ciascuno solo per 17 grammi di hashish, trovati in quella casa che era stata erroneamente ritenuta la prigione della ragazza.

Ora anche l’accusa di droga,, almeno per quattro di loro, è caduta pure. Non per il solo trentasettenne Cross Agbai – difeso  dall’avvocato Mauro Lombardo –  che, però, ha ottenuto una riduzione di pena a un anno e 9 mesi.

Assolti, di contro, il quarantaduenne Lawrence Ko Oboh, il trentaquattrenne Majesty Wibo, il ventiseienne Lucky Okosodo e il trentenne Amaize Twhoi Ojeomkhhi  – difesi dagli avvocati Giovanni Bellino, Teresa Casini e Mauro Lombardo – pure loro in appello per l’hashish.

Così si è chiuso questo secondo capitolo giudiziario di una vicenda che nel dicembre di cinque anni fa ha scosso non poco perché, in apparenza, dai contorni più che sconcertanti.

Sì perché la ragazza, riferendo di essere riuscita a fuggire dopo cinque giorni di prigionia, ha poi raccontato ai carabinieri che qualche sera prima aveva partecipato a una festa, ma d’improvviso i suoi ricordi si sarebbero fermati. Un vuoto di tutta una notte. Perché – ha sostenuto – si sarebbe risvegliata il mattino dopo semi nuda, su un letto, in quella sorta di casa lager.

Ma poi il dibattimento ha tracciato tutt’altro quadro e il racconto della studentessa non  è stato ritenuto credibile.

Gli imputati, dal canto loro, fin dal primo momento si sono difesi asserendo che non avevano rapito quella giovane che, semmai, si sarebbe trovata lì per sua volontà.

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