Caltanissetta – Lui stesso, scampato probabilmente a un agguato, avrebbe visto in faccia gli assassini di un suo connazionale. Del trentaduenne Adnan Siddique ucciso, per l’accusa, da un commando di pakistani per avere guidato una battaglia anti caporalato.
È stato il teste chiave, deponendo durante l’incidente probatorio, a raccontare quello che sarebbe accaduto la notte del delitto e qualche sera prima a sue spese.
Quando lui stesso sarebbe stato rapito da un gruppo di pakistani – lo stesso arrestato per l’omicidio Siddique e per una successiva ma correlata inchiesta sul caporalato – e poi trasferito in un’abitazione di Canicattì.
Lì la banda lo avrebbe prima picchiato e poi lo avrebbero costretto a telefonare al fratello, in patria, perché consegnasse a un loro uomo di fiducia una riscatto di 3 mila euro. Soltanto dopo l’ostaggio sarebbe stato rilasciato.
Poi la vittima di estorsione avrebbe denunciato tutto ai carabinieri, ma i suoi aguzzini ne sarebbero venuti a conoscenza. E la notte dell’omicidio Siddique, il commando avrebbe prima bussato alla porta di casa sua – al piano di sopra rispetto l’abitazione della vittima – ma lui avrebbe finto di non essere in casa.
Gli altri sarebbero poi scesi al piano di sotto e in quell’appartamento nel cuore del centro storico nisseno è stato ucciso Adnan. “Colpevole”, secondo gli assassini – questa è la tesi accusatoria – di avere appoggiato suoi connazionali per ribellarsi a quelli che gli inquirenti hanno indicato come una organizzazione paramafiosa che avrebbe gestito il reclutamento di pakistani nei campi. Per sfruttarli.
E lui stesso, il teste chiave che ha deposto al cospetto del gip durante l’incidente probatorio, ha sostenuto di essere stato assoldato da un paio di suoi connazionali e che uno di questi avrebbe poi praticato la cresta sulla sua paga giornaliera che sarebbe stata, al netto di 30 euro. Il resto sarebbe stato costretto a consegnarlo agli altri.
Subito dopo l’uccisione di Siddique, il teste si sarebbe affacciato al balcone urlando contro i presunti uccisori che stavano fuggendo via.