Non accettavano che il figlio fosse gay e per questo hanno fatto di tutto per fargli cambiare orientamento sessuale. Dalle corse punitive nel cuore della notte alle umiliazioni davanti ai membri della famiglia per mostrare la propria “virilità” passando al tentativo di fargli avere un rapporto sessuale con una ragazza.
E’ l’incredibile, quasi un complimento definirla così, storia, accaduta a Torino ad un ragazzo, tra poco 18enne, che ha avuto il coraggio di denunciare tutte queste pressioni e tutti questi maltrattamenti. I genitori, finiti a processo, hanno poi patteggiato: due anni per il padre e un anno e 4 mesi per la madre.
Tutto ha inizio nell’agosto del 2014 quando il padre, senza autorizzazione del figlio, aveva letto le confessioni intime che il 14enne aveva affidato al suo diario segreto andando su tutte le furie. Da lì in poi è iniziato il calvario per il minorenne con il padre che si era messo in testa un solo obiettivo: quello di “correggere” la sua omosessualità a suon di divieti e punizioni.
Come per esempio il divieto di sbarbarsi per essere più virile, l’obbligo di correre nel cuore della notte come i militari, di calarsi i pantaloni per mostrare i genitali e ancora di rileggere ad alta voce le pagine di diario in cui confessava di essere gay e di amare la moda e il disegno.
Ma non è finita qui. L’uomo si era fatto dare le credenziali di accesso ai profili social del figlio in modo da avere il controllo sui suoi contatti e sulle sue frequentazioni. E non contento di ciò aveva chiesto aiuto a uno psicologo, che però aveva rifiutato di prendere in carico il ragazzo e spiegato ai genitori che l’omosessualità non è una malattia.
Poi nel gennaio 2021 l’ultimatum: entro un mese avrebbe dovuto dimostrargli di essere andato a letto con una ragazza.
La denuncia del ragazzo e la condanna per i genitori
Il giovane, esausto delle vessazioni, si è rivolto allo psicologo della scuola, che ha avvertito le autorità. I genitori sono finiti a processo e hanno patteggiato: due anni al padre per aver messo in pratica i maltrattamenti, un anno e 4 mesi alla madre per aver assistito senza intervenire. Dovranno poi affrontare un programma di recupero al termine del quale, in caso di esito positivo, potranno avere la condizionale.
Nel frattempo gli imputati hanno risarcito il giovane che per ora (fra pochi mesi sarà maggiorenne) continua a vivere lontano dalla casa familiare. Risarcimento che però non potrà mai guarire tutto il dolore passato dal minorenne in questi anni.