Caltanissetta – Irregolarità, con sospetto inquinamento ambientale, in quei cantieri. Quelli allestiti per il raddoppio della strada statale 640 Caltanissetta-Agrigento.
Questa è l’ipotesi degli inquirenti e che ha fatto finire in giudizio funzionari e dipendenti della società ravennate che s’è aggiudicata l’appalto
Sono sette in tutto, oltre la stessa consortile, tirati in ballo per una serie di sospette violazioni all’ambiente con il trattamento di acque e materiale di scavo.
In tribunale sono finiti il presidente del Cda Leonardo Potenza di 54 anni; Pier Francesco Paglini, 59 anni, direttore generale; Marilena Bufalino Maranella, 38 anni, incaricata dalla «Empedocle 2» per la gestione ambientale; Cesare Ferone, 58 anni, consulente esterno con incarico di responsabile per il monitoraggio ambientale; Massimo Galea, 51 anni, direttore del cantiere della società consortile per i lavori sulla statale 640; Mario Liti, 49 ammi, direttore tecnico e progettista; Francesco Gerardo Martino Barra di 53 anni, dipendente della «Tecninis spa»; chiude il quadro la stessa «Empedocle 2 scpa»
Gli imputati – assistiti dagli avvocati Giacomo Butera, Giuseppe Scozzari, Roberto Fariselli, Enrico Sorgi, Andrea De Sanctis, Marina Zalin e Mirca Tognacci – roispondono in concorso delle violazioni ambientali. Nel procedimento, il Comune di San Cataldo – assistito dall’avvocato Gianluca Firrone – si è costituito parte civile.
Secondo la tesi accusatoria acque e materiale di scavo – per la procura inquinanti- sarebbero finiti nel torrente Niscima, nella rete fognaria di San Cataldo e poi nel depuratore di contrada Cammarella.