Villalba – Durante i giorni della settimana di Pasqua 2022, nel paese di Villalba ha avuto luogo la rappresentazione della Passione di Cristo grazie all’impegno della Proloco e alle lodevoli iniziative dell’Amministrazione comunale. Gli attori e i partecipanti alla manifestazione sono stati animati da una profonda fede religiosa e da quella “fame” spirituale di cui Gesù evidenziò l’importanza a beneficio degli esseri umani quando fu tentato dal diavolo nel deserto affermando che “di non solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
La rappresentazione della Passione di Cristo a Villalba è stata rappresentata nel corso della Settimana Santa del mese di Aprile 2022. Nel giorno della Domenica delle Palme si è svolta la prima parte della Passione di Gesù con il Sinedrio, l’ultima Cena e il tradimento di Giuda; la conclusione di tale evento è avvenuta nel giorno del Sabato Santo, nel corso del quale i protagonisti hanno messo in scena la Via Crucis, culminata nella crocifissione, morte e resurrezione di Cristo. Molto bella l’ambientazione del Calvario, situato in una zona periferica del paese che offre splendide vedute paesaggistiche.
Gli spettatori di Villaba, assistendo a una manifestazione sapientemente organizzata dopo due anni a causa del Covid-19, si sono abbandonati a un profondo raccoglimento interiore e partecipazione emotiva dovuti alle drammatiche e convulse scene della morte di Cristo. Come ha detto lo scrittore e sociologo Francesco Alberoni, “anche la più piccola comunità commemora le gesta degli antenati, degli eroi e delle persone grandi, tramandandole nei racconti. E facendole rivivere, rende nobile e splendente il presente. Il Cristianesimo ricorda e rivive ciò che Cristo ha compiuto sulla terra” (dal libro TI AMO, edizione Bur, Milano 1997 pag. 310).
Occorre evidenziare che Gesù abbia riscattato la condizione mortale dell’uomo morendo sulla croce e risorgendo dopo tre giorni: ha potuto sublimare il male radicato nel cuore dell’uomo affrontando le atroci torture che le autorità religiose e politiche del tempo gli hanno inflitto. Alle pene corporali di Gesù si aggiunsero le derisioni da parte di quei Giudei che per scherno lo chiamavano Rex Iudeorum (Re dei Giudei) e osavano beffeggiarlo apertamente e senza alcun ritegno morale (Si filius Dei est, se ipsum faciat salvum et discendat e cruce. “Se è Figlio di Dio, salvi se stesso e discenda dalla croce”).
La luce di Cristo ha rischiarato la cieca mente dell’uomo vincendo la morte, risorgendo e rivelandosi ai discepoli sotto una nuova “apparizione fisica” che aveva loro puntualmente predetto (Vangelo di Matteo 16, 21). Grazie al sacrificio di Gesù e alla rivelazione del kérygma (“l’annuncio” della fede ai non credenti, e quindi la proclamazione della salvezza come inizio del regno di Dio, che si realizza attraverso la parola del Cristo), oggi i fedeli sono partecipi di quella Chiesa di Dio che San Paolo ha detto di essere sorta con il sangue versato dal suo proprio Figlio. L’evento della Resurrezione c’induce a coltivare la speranza di una vita che deve rinnovarsi, proiettarsi verso il bene ed essere capace di far fronte ai problemi quotidiani. “Tutta l’esistenza di Gesù sulla terra, attraverso la natura umana che egli si degnò di rivestire con la sua incarnazione, fu una scuola di vita morale” (Sant’Agostino, La Vera Religione cap. 16).