Home Cronaca Le pizzerie degli anni ’80 e ’90 a Mussomeli

Le pizzerie degli anni ’80 e ’90 a Mussomeli

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Ci sono sapori, al pari dei ricordi, che il tempo non può cancellare, gusti che si imprimono nel palato  ed entrano a pieno titolo nel nostro vissuto. Sapori forse sopiti ma mai dimenticati, gestori, antesignani dei moderni food influencer che attraverso luoghi di ristoro e ritrovo hanno reso ancora più prelibati due decenni di vita di intensa convivialità, certamente meno social di oggi  ma carichi di una socialità vissuta e reale, quando si condivideva il desco, non il monitor e il cibo era più assaporato che fotografato. Ripercorriamo i templi del gusto che tutti hanno varcato negli anni ’80 e ’90 a Mussomeli e dintorni, locali  che hanno saziato generazioni di persone, giovani e meno giovani, che ascoltavano le musicassette e telefonavano con il gettone, si abbigliavano con colori fluo, spalline sulle giacche  e, successivamente, giocavano al Tamagotchi, vestivano con i bomber Avirex e guardavano serie come “Beverly Hills 90210″.

Nella trattazione abbiamo incluso solo i locali che hanno esercitato, tra il 1980 e 1999 per un periodo di tempo superiore ai cinque anni e che hanno chiuso definitivamente. Pertanto non sono stati menzionati li esercizi commerciali storici, tuttora attivi e ai quali auguriamo lunga vita e coloro, al contrario, che hanno operato per un periodi di tempo inferiori al quinquennio.

LE PIZZERIE

LA ZINGARELLA

Se oggi la densità di pizzerie a Mussomeli compete con quella di Via dei Tribunali a Napoli, lo si deve a un precursore geniale e coraggioso che poco più di quarantacinque anni addietro, ha scommesso, vincendo, sulla possibilità di lavorare nella capitale del Vallone con impasti, lieviti, pomodoro e mozzarella. Una intuizione brillante la cui paternità è del signor Vincenzo Sorce, conosciuto da tutti come “U Zi Viciu Neglia” e, in effetti, la nebbia sarà un elemento costante della sua esistenza: nel pane, nella pizza, nell’inseparabile sigaretta; c’è sempre stato, infatti, un oggetto fumante nella vita del pioneristico pizzaiolo! E’ il 1976 quando l’uomo apre, in via Sardegna, insieme all’inseparabile moglie, l’amata signora Maria Amico,  “La Zingarella”, in quel tempo, prima e unica pizzeria di Mussomeli  attiva fino alla fine degli anni novanta. Sul segreto di un sapore che, a distanza di decenni, i clienti definiscono, irripetibile e inimitabile, il figlio Giuseppe rivela: “Abbiamo sempre utilizzato prodotti di prima scelta e, laddove possibile, del luogo. Papà proveniva da una famiglia di pastori e conosceva bene i frutti della propria terra. Gran parte della salsa veniva prodotta in casa con pomodori nostrani. Io andavo a raccogliere l’origano a Polizzello. Per la mozzarella, fino a quando rimase in attività, ci fornivamo in un caseificio in contrada Mappa, il formaggio arrivava dalle aziende dei miei zii. L’impasto era ottenuto da farine di grani antichi e del luogo, selezionati e lavorati“. C’era poi il gran finale, il rito del conto. Quando gli avventori chiedevano quanto dovessero per il pasto, u zi Viciu, aggrottava la fronte, lo sguardo rivolto nel vuoto diventava meditabondo, borbottava incomprensibili formule matematiche e simulava l’esecuzione di complicatissime operazioni che lambivano la meccanica quantistica e accurati calcoli con l’ausilio delle dita che fungevano da pallottoliere. Il responso finale era preceduto da una frase rituale che pressappoco recitava: “Un per zero uguale zero e porto uno”, poi si concedeva ancora qualche attimo di suspence, come se volesse ricontrollare l’esattezza delle operazioni matematiche, e infine arrivava il verdetto. Uguale, implacabile, immutabile. “Picciù, amunì, decimila liri l’unu”. Tutti sapevano che il conto era forfettario in cambio di “all you can eat”, un prezzo fisso peraltro onestissimo e meritato per qualità e quantità del cibo. Tuttavia nessuno voleva e poteva sottrarsi a quel monologo che concludeva in modo spassoso l’esperienza gastronomica in pizzeria che rimase aperta fino al 1999. Una sorta di dessert teatrale magistralmente interpretato dal signor Vincenzo. Il simpatico pizzaiolo   si è spento  nel 2008.

 

LA LANTERNA

E’ il 1985, il muro di Berlino non ancora è caduto,  quando la famiglia Galante compie una coraggiosa scelta, ante litteram, imprenditoriale e di amore per la terra d’origine. I signori Pino e Luigina lasciano l’opulenta terra teutonica per trovare uno spiraglio di futuro nel paese natio. Così negli anni in cui gli italiani e i mussomelesi vanno all’estero per trovare fortuna, loro compiono il viaggio inverso, un salto nel buio, ben presto illuminato dalla radiosa luce de “La Lanterna”. Piazza Roma torna agli antichi fasti e il loro locale diventa un prototipo delle pizzerie moderne. Arrivano le patatine fritte come antipasti, i tovagliati di carta monouso, compaiono nuovi ingredienti quali bresaola e grana,  e se nella pizza più venduta, la capricciosa, ci sono i wurstel, tra i fornelli mancano i crauti. La Lanterna è, infatti,  soprattutto  pizzeria ma anche ristorante, con i piatti tipici della cucina italiana con qualche licenza solo sugli arrosti e stufati insaporiti con metodi della tradizione tedesca. Onorato e Franca, giovanissimi figli dei proprietari, lavorano nell’attività di famiglia che diventa un riferimento per Mussomeli e mussomelesi. Le pizze costano da due a seimila lire, il cibo è buono, i proprietari ci sanno fare. Dal tardo pomeriggio a notte fonda è un andirivieni di giovani, famiglie, comitive che pasteggiano in piazza Roma.  il locale è apprezzato anche dai vip, come, ad esempio, il comico Alvaro Vitale e nel 1991, dopo lo storico concerto mussomelese, i Pooh cenano alla Lanterna. E’ il 1992, la cortina di ferro è ormai svanita, la famiglia Galante decide di “spegnere” La Lanterna quando la fiaccola della speranza di tornare in Germania torna ad ardere e, dopo dodici anni di “Onorato” servizio e “Franca” ristorazione   tornano nella patria della birra dove tuttora vivono da ormai 30 anni.

NEW YORK NEW YORK

Già nel parcheggio del piazzale l’imponente Chevrolet “Caprice” dei proprietari era presagio che questo era il primo e unico locale  a stelle e strisce di Mussomeli. Era il 1992 quando Alessandro Pieri, insieme a genitori e sorelle, esattamente cinque secoli dopo la scoperta dell’America, decidono di portare un pezzo degli States a Mussomeli. E’ il “New York New York”, primo locale fuori dal centro abitato in contrada Fosse,  che sforna pizze per tutti i gusti, nel menu sono presenti oltre 50 varianti! Il sogno americano della  Pieri’s family  lascia il segno e dal forno made in U.S.A, in alcune serate, escono fino a quattrocento pizze. Alessandro ha il fiuto per gli affari tutto americano e l’affabilità italiana, un binomio che lo premia. “Siamo stati i primi ad offrire il servizio a domicilio – racconta  l’ex ristoratore dalla Florida dove vive con la moglie Roberta – dapprima per le forze dell’ordine, poi visto il boom, esteso a tutti. Ho anche puntato su un’idea che sembrava un po’ bizzarra: la pizza il lunedì e così ho scelto il martedì come giornata di chiusura, anche in questo caso la scelta si è rivelata azzeccata, sempre più persone iniziavano la settimana cenando da noi. I prodotti, dall’impasto ai condimenti, erano sempre freschi e di qualità. Più volte abbiamo spento il forno, nonostante arrivassero persone, perché non abbiamo mai ripiegato su pietanze raffazzonate. Questo standard elevato è stato apprezzato dalla clientela che si è fidelizzata e accresciuta nel tempo”. Al New York New York introducono anche il veglione e le ricorrenze accessibili a tutti, per la notte di San Silvestro del 1999, ad esempio, con quindicimila lire si è potuto brindare al nuovo millennio con un menu che prevedeva antipasto, pizza, lenticchie, panettone e spumante. Per dodici anni il New Yor York diventa il cinquantunesimo stato americano del Vallone. Nel 2004, Alessandro e la moglie Roberta, decidono  di lanciare i titoli di coda e scrivere il “the end”, volano negli States, questa volta in Florida, non più nella Grande Mela dove l’ex ristoratore  è  cresciuto e ha appreso l’arte dal padre che era pizzaiolo negli anni settanta.

 

CONTINUA…

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