Mussomeli – Mafia del Vallone, e non soltanto, come l’accusa ritiene, sotto accusa. Così nel passaggio in udienza preliminare per una ventina e più d’imputati.
Tutti coinvolti nell’inchiesta dei carabinieri ribattezzata «Gallodoro» che, nella sua complessità, ha inglobato anche un paio di omicidio nell’area del Vallone che, però, saranno trattati in procedimenti stralcio. Mentre l adroga sarebe stata smerciata sotto l’ala di Cosa nostra.
È per il rito abbreviato che hanno optato i fratelli di Mussomeli Antonino Lattuca di 39 anni e Alexander Giulio Lattuca, 26 anni, Giovanni Siragusa di 37 pure lui di Mussomeli, Pietro Antonio Baudo, 48 anni di Vallelunga, Giuseppe Gioacchino Di Carlo, 49 anni di Campofranco, così come di Campofranco è Claudio Rino Di Leo, 59 anni, i sancataldesi Vincenzo Scalzo, 47 anni e Calogero Maurizio Di Vita di 51, il favarese Giovanni Valenti, 46 anni, il 54enne di San Giovanni Gemini Maurizio Matraxia, Domenico Avarello, 40enne di Canicattì, i cammaratesi Domenico Mangiapane , 41 anni, Filippo Cacciatore di 57 e Vito De Maria di 60 anni, il 48enne Carmelo Conti di Agrigento e il 41enne di Palermo Francesco Pollara,
Di contro vanno a giudizio con il rito ordinario il 46enne di Mussomeli Salvuccio Favata, Vincenzo Insinna, 57 anni di Vallelunga, il campofranchese Calogero Modica di 77 anni e l’agrigentino 43enne Salvatore Puma.
Un ultimo imputato di Mussomeli, il trentunenne Alessandro Centinaro ha chiesto di patteggiare la pena a un anno e quattro mesi.
Gli imputati – difesi dagli avvocati Danilo Tipo, Antonio Impellizzeri, Dino Milazzo, Calogero Vinci, Salvatore Daniele, Diego Giarratana, Pietro Sorce, Salvatore Carruba, Antonio Pecoraro, Sonia Provenzano, Vincenzo Infranco, Carmelo Nocera, Giovanni Castronovo, Davide Chibbaro, Corrado Sinatra e Valeria Vianello) – sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, armi e rapina.
È più che robusto l’elenco d’imputazioni che, globalmente, sfiora la quota di una ottantina di capi contestati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia nissena che hanno coordinato le indagini dei carabinieri del Ros.