Caltanissetta – Tocca anche il Nisseno l’operazione dei carabinieri su mafia e appalti nell’Agrigentino. Per un’inchiesta partita da un delitto consumato quattro anni fa e ancora irrisolto. Sì, perché i killer non hanno ancora un volto.
L’operazione, che nella notte ha fatto scattare sette misure cautelari – di cui quattro in carcere, due ai domiciliari e un obbligo di dimora – colpendo le famiglie mafiose di Lucca Sicula, Burgio, Ribera e Favara e interessando, nella provincia di Caltanissetta, Mazzarino.
Coinvolti nel blitz , il sessantaquattrenne Salvatore Imbornone indicato come reggente del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera e finito in carcere; il settantaquattrenne Giovanni Derelitto che, per gli inquirenti, stringerebbe tra le mani le redini della “famiglia” di Burgio, ora ai domiciliari; e recluso in casa è pure il cinquantaquattrenne Giuseppe Maurello; il cinquantunenne Francesco Caramazza pure lui in odor di mafia e adesso in cella; così come in carcere sono finiti il cinquantanovenne Alberto Provenzano e il cinquantatreenne Antonio Perricone; chiude il quadro il trentottenne Gabriele Mirabella, con obbligo di dimora, attuale consigliere comunale a Lucca Sicula dove, sei anni fa, è stato pure candidato sindaco.
Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri di Agrigento, sotto il coordinamento della Dda di Palermo, sono scattate dopo il delitto del cinquantaduenne agricoltore di Lucca Sicula, Vincenzo Corvo, assassinato il 3 aprile di quattro anni fa con un colpo di fucile alla gola.
Tra le pieghe dell’indagine sarebbero emersi elementi che hanno fatto ritenere agli investigatori vi fosse l’esistenza di un sistema di controllo e gestione degli appalti pubblici. Nel mirino sono finiti lavori stradali e fognari nelle aree di Lucca Sicula, Burgio, Villafranca e Ribera.