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Mafia e pizzo, cinque le condanne

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Caltanissetta – Cinque condanne per mafie e pizzo. Esattamente come nel primo passaggio in aula. Unica eccezione per un imputato che ha ottenuto un consistente sconto di pena.

Così si è chiuso il processo d’appello nei confronti di un gruppetto d’imputati accusato di avere chiesto il pizzo a un imprenditore di Mazzarino.

Unico sconto di pena per il mazzarinese Giuseppe Selvaggio  -assistito dall’avvocato Ernesto Brivido – ritenuto vicino a Cosa nostra e condannato adesso a un anno in continuazioni con precedenti sentenze, a fronte dei cinque anni e quattro mesi rimediati in primo grado.

Nulla d’invariato, invece, per Salvatore Siciliano – difeso dall’avvocato Vincenzo Vitello – con 5 anni, 2 mesi; Maurizio Siciliano – assistito avvocato Vincenzo Vitello – un anno in continuazione; Giovanni Siciliano -difeso dall’avvocato Dino Milazzo – con un anno e mezzo in continuazione; Liborio Sanfilippo  difeso dall’avvocato Giampiero Russo –  con un anno in continuazione e Calogero Sanfilippo -assistito dall’avvocato Gaetano Giunta – con 5 anni e 2 mesi.

Sono stati chiamati in giudizio per rispondere di estorsione, con l’aggravante mafiosa dell’uso di armi e dei metodi violenti.

Richieste che sarebbero state girate al titolare di una società di Mazzarino, operante nel settore edil, la «Fae Costruzioni srl». Ma lo stesso presunto taglieggiato ha poi scelto di non costituirsi parte civile nel dibattimento che ne è derivato.

I cinque imputati sono stati chiamati in causa per presunte richieste estorsive che sarebbero state avanzate in un lungo intervallo che va dal lontano ’92  fino alla seconda metà degli anni duemila.

Non è solo in richieste di denaro che si sarebbero concretizzate le richieste estorsive, ma anche imponendo assunzioni di dipendenti.

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