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Mafia e pizzo, in undici dal gup

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Caltanissetta – In undici rischiano il processo. Sono tra i coinvolti nel blitz antimafia della polizia ribattezzato «La bella vita». Perché altri due hanno già patteggiato.

La richiesta di rinvio a giudizio pende sul il quarantatreenne Carmelo Antonio Bontempo, indicato come il personaggio chiave dell’intere inchiesta, il quarantatreenne Fabio Meli, il quarantaquattrenne Giovanni Puzzanghera, il quarantasettenne Francesco Zappia, il trentottenne Ernesto Mirandi, il ventottenne Mario Ragusa, il quarantaduenne Giuseppe Polizzi, il trentacinquenne Giovanni Vinciguerra – destinatari di provvedimenti cautelari e altri due indagati in liberta, il quarantatreenne Massimiliano Iorio e il quarantaduenne Michele Todaro – assistiti dagli avvocati Davide Anzalone, Danilo Tipo, Sergio Iacona , Maria Francesca Assennato, Boris Pastorello e Walter Tesauro che saranno in udienza preliminare a inizio maggio.

A loro, i sostituti della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno contestato, a vario titolo, i reati di di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni e al traffico di droga.

Posizioni, quella degli undici imputati che passano secondo un distinguo ma che sono tutte al centro del gran calderone dell’inchiesta che ha acceso i riflettori sulla presunta nuova mafia nissena.

Dalle indagini sarebbe emerso che le casse della mafia sarebbero state alimentate dallo smercio di stupefacenti – cocaina, hashish e marijuana – e dal pizzo chiesto a commercianti non solo di Caltanissetta ma anche della provincia.

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