Vallelunga Pratameno – Sequestrati beni a un commerciante d’auto di Vallelunga e suoi familiari. La misura, eseguita dalla squadra mobile di Caltanissetta su decreto della sezione misure di prevenzioni patrimoniali del tribunale, è scattata sull’onda dell’inchiesta antimafia ribattezzata «Bella Vita».
Destinatario del provvedimento è il quarantaseienne vallunghese Fabio Meli – assistito dall’avvocato Danilo Tipo – commerciante di auto e moto, ritenuto appartenente alla cosca mafiosa del mandamento di Vallelunga.
È di 300 mila euro il valore dei beni che gli sono stati “requisiti” . Dell’elenco fanno parte un’impresa individuale a Caltanissetta per la vendita di auto e moto usate, quattro fabbricati e un terreno, sempre nell’area Nissena e, ancora, tre rapporti finanziari.
È stata la profonda sproporzione tra redditi dichiarati e possedimenti a fare scattare l’indagine condotta dalla divisione anticrimine della polizia , incrociando banche dati e situazione dell’indagato in banche e compagnie di assicurazione con cui lo stesso ha rapporti.
Le indagini avrebbero consentito alla polizia di appurare che sui suoi conti correnti o di familiari sarebbe finiti fiumi di quattrini che, secondo la tesi investigativa, sarebbe di provenienza illecita. Da qui la richiesta, da parte del procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca e del questore Pinuccia Albertin a Agnello, girata al tribunale con la richiesta di applicazione della misura patrimoniale.
Meli ha già sul groppone condanne non più appellabili per riciclaggio, furto, atti persecutori, violenza privata, minacce e danneggiamento aggravato di auto.
La sua ultima disavventura giudiziaria risale al giugno di tre anni fa quando è stato tra i sette arrestati del blitz antimafia ribattezzato «Bella Vita», che avrebbe anche smascherato il presunto nuovo reggente di Cosa nostra nissena. Il processo legato a questa inchiesta è attualmente in corso in tribunale a carico di dieci imputati accusati, a vario titolo, di mafia, estorsioni, associazione e spaccio e singoli episodi di cessione di droga.
Meli, in particolare, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe fiancheggiato l’organizzazione mafiosa e si sarebbe occupato di pizzo e droga, raccogliendo pure soldi da destinare ai familiari dei mafiosi detenuti.
Su lui, in particolare, pendono le ipotesi di associazione mafiosa, estorsioni, associazione finalizzata allo spaccio e singoli episodi di spaccio di