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Microcredito per le donne vittime di violenza, finanziamento fino a 50mila euro per avviare un’impresa

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Microcredito per le donne vittime di violenza destinato all’apertura di un’impresa. E in molte, assistite dai centri antiviolenza o ospiti di case rifugio e aiutate da tutor, lo hanno chiesto all’ente nazionale per accedere al progetto «Microcredito di libertà». Nel concreto si tratta di un finanziamento a tasso zero garantito dallo Stato per l’ottanta per cento e per la restante parte da Fidimed. Il finanziamento, fino a cinquantamila è destinato all’acquisto di beni e attrezzature, materie prime e servizi, pagare gli stipendi di nuovi dipendenti soci lavoratori e coprire spese per corsi di formazione. È stato istituito dal dipartimento pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri in collaborazione con Abi, Federcasse e Caritas. L’obiettivo è permettere alle vittime di violenza di avviare un’attività per essere economicamente indipendenti. Per accedere alla misura le donne devono presentare istanza ad uno dei centri antiviolenza o alle case rifugio riconosciuti dalle Regioni, che poi inoltreranno all’ente nazionale per il microcredito che, a sua volta, incaricherà un tutor specializzato per assistenza e monitoraggio. Poi la fase dell’istruzione della pratica spetta a Fidimed e l’ente nazionale microcredito si fa carico del tasso di interesse. E un confidi siciliano è stato il primo a erogarlo. «Il microcredito di libertà – è stato spiegato – promuove l’inclusione sociale e finanziaria delle donne vittime di violenza che si trovano in difficoltà economica, mettendole nelle condizioni di ricominciare scommettendo su sé stesse e su un’idea che vogliono realizzare, per lasciarsi alle spalle il passato». Uno strumento che «agisce su quella particolare forma che è la violenza economica, ovvero il controllo esercitato sull’autonomia di una persona per renderla completamente dipendente dal soggetto violento… una occasione di riscatto per le donne assistite dai centri antiviolenza o ospiti delle case rifugio, che non troverebbero facilmente accesso al tradizionale credito bancario», è stato ribadito da Marco Paoluzi, responsabile coordinatore dell’area credito e banche dell’ente nazionale per il microcredito.

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