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Morì per una trasfusione con sangue infetto, dopo decine di anni arriva il risarcimento

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Ci sono voluti cinquant’anni – trenta da quando hanno scoperto la malattia – prima che i suoi familiari ottenessero un risarcimento. Già, perché era il lontano 1992 quando hanno scoperto che una familiare aveva contratto l’epatite C, peraltro divenuta pure cronica. E sarebbe stata causata da una trasfusione a cui era stata sottoposta poco meno di mezzo secolo fa, nel 1973 per l’esattezza. Ora il tribunale amministrativo di Palermo ha accolto il ricorso dei parenti più stretti della vittima – marito e figli della settantasettenne – che ha reso subito esecutiva una sentenza che è stata emessa in precedenza dal tribunale di Caltanissetta che ha già condannato il ministero della salute a indennizzare i parenti. Il risarcimento è stato allora fissato in ottocentomila euro. E adesso il pronunciamento sancisce la responsabilità dello Stato anche per casi di epatite C che risalgono agli anni settanta, in tema di prevenzione per il ricorso a sangue infetto. Così adesso, il Tar del capoluogo isolano, tra le pieghe del pronunciamento, ha conferito esecutività al verdetto emesso dal tribunale nisseno, fissando in sessanta giorni il termine per il pagamento dell’indennizzo ai parenti della vittima

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