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Mussomeli: “L’odissea di mia madre infermiera risultata positiva. Un calvario di disorganizzazione e stigma sociale”

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La famiglia Nucera
La famiglia Nucera

Mussomeli – “I miei genitori, mia madre in particolare che ha contratto il covid, dopo la quarantena sono stati abbandonati al loro destino e  hanno patito una vera e propria odissea per l’incapacità delle autorità comunali e sanitarie di gestire una situazione legata al coronavirus.”. La denuncia arriva da Giovanni Nucera, infermiere mussomelese di 32 anni  che lavora nel reparto di rianimazione a Montevarchi, in Toscana.   “I mie genitori, Carmelo e Giuseppina Ginex,  – racconta il giovane –  sono venuti a trovarmi a fine febbraio e tornando in Sicilia il 14 marzo,  con i nuovi decreti,  pur non essendo la Toscana  zona rossa, sono stati sottoposti alla quarantena in casa per 14 giorni. Da qui è stato l’inizio di un vero e proprio calvario, fatto di attese, disservizi e risposte che non arrivavano.  A fine quarantena, infatti, a causa di una lentissima burocrazia sanitaria hanno dovuto aspettare ulteriori 6 giorni per essere sottoposti al

I coniugi Nucera

tampone così da potere  uscire ed assistere i miei nonni non autosufficienti. Sono state inutili le  mille chiamate rivolte all’Asp di Caltanissetta, all’ospedale, al  sindaco e al medico di famiglia: nessuno sapeva niente ed era tutto un rimbalzarsi di responsabilità-  Peraltro – prosegue Giovanni –  mia mamma essendo infermiera, come da decreto. poteva tornare a lavoro ma nell’ignoranza generale ciò non è stato preso in considerazione da chi doveva vigilare e gestire la faccenda.  Quando è  arrivato  l’esito dei tamponi che erano  negativi, sembrava che finalmente i miei genitori  potessero riprendere la loro vita. Ma era una illusione.  Purtroppo mia madre dopo 5 giorni rimane vittima del virus dopo il focolaio scoppiato  all”Immacolata Longo’  per una vicenda che tristemente tutti sanno, non scendo nei particolari della faccenda in merito alla gestione del caso, ci saranno organi preposti a farlo. Mia madre  esegue nuovamente il tampone  e questa volta risulta , insieme ad altri 5 colleghi, positiva. Scatta per la  mia famiglia la seconda quarantena che coinvolge mio padre e, questa volta, anche  mio fratello. Anche in questo caso ci sono inefficienze. A cominciare da un  ritardo di 4 giorni nel fare tampone a mio padre e mio fratello come da protocollo  e che risultano negativi ma proseguono la quarantena come da legge. Durante la quarantena mia madre in forte stress mentale e fisico, anche perchè additata da qualcuno quasi che fosse una untrice,  vista la faccenda e i trascorsi.  si è vista costretta a gestire con continue chiamate la sua malattia professionale perché nè medico di famiglia nè inail ne preposto sanitario o Asp sapevano il da farsi,  sottoponendo mia mamma ad ulteriore pressione. Finita la quarantena in attesa del tampone che, a mio avviso doveva essere programmata celermente,  ha aspettato  a casa altri tre giorni  prima di fare  il primo tampone.  Come previsto  doveva farne un altro a 24 ore di distanza ma ciò non avviene vista la disorganizzazione totale , il risultato dell’esame diagnostico  fatto giorno 9 maggio, arriva solo oggi ieri 13 maggio!  Inutile dire che siamo in attesa del secondo tampone di conferma che in realtà doveva essere fatto dopo 24 ore e nessuno sa nulla:  sindaco,  medici o Asp! Scusate lo sfogo – sbotta l’infermiere – ma volevo esprimere la mia rabbia nei confronti di una gestione  veramente assurda di  tamponi e quarantena . Le vittime sono purtroppo le persone che non hanno risposte in merito e continuano a domandarsi come e quando finirà. In questa situazione  è stata messa a repentaglio  la salute mentale di una persona sottoposta non solo allo stigma non giustificato ma che colpisce chi contrae il virus, ma da un disagio amplificato da una burocrazia che non dà risposte”.

 

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