Mussomeli – Burocrazia lumaca nei pagamenti, lestissima a togliere. L’ultimo caso di disagio riguarda G. S. 50enne mussomelese, in attesa di un rimborso Irpef da 8 mesi. La traversia ha inizio nel 2021, a settembre per l’esattezza, quando la donna ha presentato una domanda, a seguito della quale le è stato riconosciuto un importo di oltre 1.000 euro. Ma quei 1095 euro, nonostante lo scorrere dei mesi, non non arrivavano. Così la contribuente con l’anno nuovo, si è recata presso l’Agenzia delle Entrate di Mussomeli, il 13 gennaio 2022, dove le hanno comunicato che è stato emesso un rimborso a mezzo assegno circolare e le hanno, inoltre indicando gli estremi della raccomandata, consigliandole di recarsi all’ufficio postale per tracciare e rintracciare il titolo di credito mai arrivato. Dall’elenco tracce, una sorta di mappatura delle operazioni e degli spostamenti della raccomandat6a, è emerso che l’assegno era partitoo da Bologna il 10 dicembre ed è arrivato a Mussomeli giorno 14. Il 17 dicembre un portalettere avrebbe provato a consegnare l’assegno e, non avendo rintracciato la destinataria, ha rispedito al mittente nella stessa giornata il rimborso. Non è stato lasciato nessun avviso all’indirizzo del destinatario, nemmeno quello di giacenza, ragione per la donna non ha avuto nessuna comunicazione o mezzo per poter conoscere il tentativo di consegna. Se aggiungiamo che a Mussomeli ci si conosce tutti e risalire all’identità del destinatario per recapitare una missiva è missione tutt’altro che proibitiva, si comprende che oltre il danno la beffa è grande. A prescindere dalla diligenza, è certo che il postino frettoloso è costato cara alla cittadina che non ha incassato quanto le spettava e si è dovuta rivolgere a un legale, lo scorso febbraio, per sollecitare la riconsegna dell’assegno. All’avvocato che si è attivato con gli uffici preposti per avere notizie sui tempi di spedizione del rimborso dovuto ed è stato comunicato che la signora avrebbe dovuto attendere ancora alcuni mesi. Ad oggi la signora non ha avuto né rimborsò né una data certa di quando potrà ricevere una somma dovuta. Così il cittadino è sempre colui che paga il costo dell’inefficienza, dell’inerzia e dei ritardi altrui.