La maggior parte delle conversazioni telefoniche non finisce quando le persone vorrebbero. Questo almeno è quanto emerge da due studi pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences e condotti dagli psicologi dell’Università di Harvard, dell’Università della Pennsylvania e dell’Università della Virginia, che hanno analizzato un totale di oltre 930 conversazioni avvenute tra persone care, amici, conoscenti e sconosciuti.
La difficoltà di ‘attaccare’
“Difficilmente le telefonate si concludevano quando gli utenti speravano – afferma Adam Mastroianni dell’Università di Harvard – ma per non risultare sgarbati i partecipanti tendevano a non troncare il discorso”. Durante la prima indagine il team ha chiesto a 806 partecipanti di registrare le telefonate e di indicare quando avrebbero voluto terminare una conversazione o quando ritenevano che il desiderio partisse dall’interlocutore.
Stando ai dati del gruppo di ricerca, il 66,5 per cento dei soggetti aveva individuato un punto in cui terminare la conversazione, il che aveva portato ad apprezzare meno il tempo in eccedenza trascorso al telefono. Di rimando, il 34,5 per cento aveva risposto di non aver identificato un momento adatto alla fine della discussione.
Troppo o troppo poco
“Volevamo scoprire se una conversazione rappresenta un esercizio di mancata coordinazione che non termina quando gli utenti desiderano – spiega l’esperto – sappiamo che la connessione sociale è fondamentale per il benessere fisico e psicologico delle persone, ma sappiamo molto poco su come si svolge la conversazione, uno dei modi più comuni per esplicitare tale legame sociale”.
“Il nostro lavoro potrebbe aiutare le persone ad affrontare strategie nuove e più dirette per terminare le conversazioni telefoniche – afferma lo scienziato – che spesso durano più a lungo del necessario o non durano abbastanza”. Nel secondo studio, 252 partecipanti sono stati accoppiati con uno sconosciuto per discutere liberamente su argomenti liberi, intrattenendo conversazioni comprese tra uno e 45 minuti. “Nel 68,65 per cento dei casi i partecipanti avevano individuato un punto in cui si erano sentiti pronti a terminare la discussione – riporta l’autore – anche in questo caso, chi avrebbe voluto ridurre i tempi di conversazione ha apprezzato la discussione meno del resto degli interlocutori”.
Obiettivi diversi
I rituali di chiusura delle telefonate sono stati analizzati precedentemente, sostengono gli studiosi, ma questo è il primo caso di indagine sulla percezione delle tempistiche adeguate alla conversazione. “Se gli interlocutori intrattengono una conversazione con lo stesso obiettivo – conclude Mastroianni – potremmo aspettarci che il dialogo si concluda una volta raggiunto tale scopo, ma spesso gli obiettivi differiscono, per cui è difficile che entrambi restino soddisfatti delle tempistiche di conversazione”.