Caltanissetta – La procura muove nuove accuse a carico di un imprenditore e dei direttori di lavoro di quel cantiere. Tutti e tre, insieme ad altri sei imputati, al centro di un procedimento sull’onda di una frana che ha interessato una zone dell’abitato nisseno. Area che poi è stata sequestrata dalla magistratura.
Cedimento che, secondo la tesi accusatoria, sarebbe legato alla mancata realizzazione di alcune opere dopo la costruzione di un grande stabile in via Guastaferro.
È un reato di tipo urbanistico quello che la procura, adesso, ha contestato all’impresario Federico Fabio Turchio, a capo della «srl» che ha realizzato il palazzo in questione e ai due direttori di lavoro, Calogero e Giovanna Marchese, padre e figlia.
Con loro sono sotto accusa anche Armando Amico ex dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Caltanissetta; Giuseppe Tomasella dirigente dello stesso settore; Giuseppe Colajanni dirigente della direzione urbanistica del Comune; Alfonsino Ciringione tecnico sempre dello stesso ente; Stefano Antonio Alletto collaudatore dei lavori e Giuseppa Patrizia Lacagnina responsabile del servizio di protezione civile del comune.
I nove – assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Raffaele e Riccardo Palermo, Giacomo Vitello, Michele Micalizzi, Walter Tesauro, Giuseppe Ferraro, Umberto Ilardo, Giovanni Salsano e Graziella Sferrazza – sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, omissione di lavori di messa in sicurezza di edifici o costruzioni, omessa denuncia di variante dei lavori, esecuzione di lavori non autorizzati dal Genio civile, omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica commessa pure in atti pubblici.
Nei loro confronti sono parti civili i proprietari di due villette – assistiti dall’avvocato Giacomo Butera – a ridosso dell’area franata, peraltro ex proprietari del terreno su cui il fabbricato è stato realizzato