Home Cronaca Sangue e caporalato, chiusa l’inchiesta per quindici 

Sangue e caporalato, chiusa l’inchiesta per quindici 

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Caltanissetta – Chiusa l’inchiesta per il delitto di un pakistano che avrebbe guidato la battaglia anti caporalato. E nello stesso fascicolo la procura ha inglobato anche la tranche relativa proprio allo sfruttamento del lavoro nei campi.

In totale sono quindici gli indagati. E per quanto riguarda l’uccisione del trentaduenne Adnan Siddique, accoltellato la notte tra il 3 il 4 giugno dello scorso anno, sono chiamati in causa il ventinovenne Alì Imran, il trentatreenne Muhammad Nawaz, il ventottenne Muhammad Shoaib, il trentatreenne Alì Shujaat, il ventiduenne Bilal Ahmed e il ventunenne Muhammed Shariel Awan.

Completano il quadro il cinquantenne Azhar Iqbal Gondal, il ventenne Luqman Muhammad, il trentatreenne Mohsin Ali, il trentottenne Arshad Muhammad, il quarantanovenne Muhammad Mehdi, il trentaquattrenne Shehzad Khuram, il venticinquenne Ahmad Shahbaz, il trentaduenne Abdul Hamedd e la ventiduenne sancataldese, ma vive a Canicattì, Giada Giarratana.

Omicidio a parte, gli indagati – assistiti dagli avvocati Vanessa Di Gloria, Salvatore Baglio, Giuseppe Dacquì, Massimiliano Bellini, Rosario Di Proietto, Giovanni Di Giovanni, Diego Giarratana, Chiara Matraxia, Grazia Maria Riggi, Donatella Baglio Pantano, Pippo Speranza – sono tirati in ballo, a vario titolo, per caporalato, associazione a delinquere mafioso finalizzato agli omicidi, sequestro di persona a scopo di estorsione, estorsioni, rapine, porto d’armi, lesioni personali e violazione di domicilio.

Al centro del più che robusto dossier, infatti, vi sono qualcosa come quarantadue capi d’imputazione per fatti che – secondo la tesi dei magistrati nisseni – vanno dal giugno del 2019 fino, sostanzialmente, all’attualità.

Gli inquirenti, nel tracciare uno spaccato dello scenario al centro del fascicolo, per quanto riguarda l’aspetto legato all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, avrebbero appurato che i “caporali” avrebbero preteso dai braccianti, pure loro pakistani, dalle 5 alle 10 euro al giorno come compenso per l’intermediazione.

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