Caltanissetta – Colpo di spugna a due misure interdittive scattate tra le pieghe del presunto scandalo per la realizzazione della nuova ala del palazzo di giustizia di Caltanissetta.
A cominciare da uno dei personaggi ritenuti chiave dell’indagine, ossia il cinquantatreenne Angelo Romano – assistito dall’avvocato Giuseppe Panepinto – amministratore del consorzio stabile «Coroim scarl» che si è aggiudicato in origine l’appalto per la costruzione del nuovo corpo del palagiustizia.
A lui era stato imposta dal gip, tra le pieghe dell’ordinanza, il divieto di fare impresa e di ricoprire incarichi direttivi.
Stesso vincolo che è stato annullato anche nei confronti del quarantasettenne sancataldese Aldo Domenico La Marca – assistito dall’avvocato Giuseppe Dacqui – direttore tecnico e amministratore di società che facevano capo ai fratelli Iraci Cappuccinello pure loro al centro dell’inchiesta.
È stato il tribunale del riesame presieduto da Antonia Leone (nel Collegio i giudici Tiziana Mastrojeni e Salvina Finazzo) ad accogliere le istanze dei due legali in favore dei loro assistiti i cui nomi sono finiti nel registro dlele notizie di reato per le ipotesi di bancarotta fraudolenta e concorso nel reimpiego di beni di provenienza illecita.
Accuse che hanno respinto dinanzi i magistrati, seppur nella formula di dichiarazioni spontanee mentre, formalmente, per i loro interrogatori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Vincenzo Falci