Caltanissetta – È per droga che zio e nipote sono chiamati sul banco degli imputati. E, peraltro, già in apertura non sono mancati sussulti.
Già perché la procura ha chiesto che a trattare il procedimento sia il tribunale e non il giudice monocratico. E le ragioni di questa richiesta sono presto spiegate.
Sì, perché i due avrebbero smerciato crack da qui la sollecitazione, da parte del pm, di passare gli atti al Collegio giudicante e non al monocratico. Richiesta che, però, è stata rigettata.
È da qui che partirà l’istruttoria dibattimentale a carico del quarantunenne Alfonso Buttiglieri e del ventunenne Salvatore Fiandaca – assistiti dall’avvocato Ernesto Brivido – entrambi sancataldese, finiti in giudizio perché accusati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.
È l’estate scorsa, a fine luglio in particolare, che sono stati arrestati dai carabinieri su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Caltanissetta.
Secondo l’impianto accusatorio, in casa del più giovane dei due si sarebbe celata una vera e propria piazza di spaccio. Di crack e marijuana in particolare.
I clienti li avrebbero raggiunti sotto casa e loro li avrebbero riforniti. Tutti episodi che le microcamere spia nascoste in zona dai militari avrebbero documentato.
Così come le numerose intercettazioni telefoniche raccolte durante le indagini. E in quei colloqui talvolta avrebbero fatto esplicito riferimento a droga, in altri casi avrebbero utilizzato un linguaggio in codice.
L’o smercio di droga contestato a zio nipote tra le pieghe di questa indagine dei carabinieri sarebbe compreso
nell’arco temporale che va da aprile a novembre 2020.